martedì 21 settembre 2021

POESIE PER UN CORPO

 



                                    E' di un'essenza l'amore, che si corrompe parlando...



" All' amore si devono chiedere solo istanti, che davvero equivalgono a un'eternità ", così confessava Luis Cernuda due anni dopo aver concluso le " Poesie per un corpo", che rappresentano il retaggio poetico di una breve ma intensa storia d'amore con un giovane messicano di nome Salvador. L'incontro era avvenuto nel 1951 allorché il poeta - in esilio dal 1938 come tanti altri poeti spagnoli della sue generazione - dopo aver vissuto in Inghilterra, in Scozia e negli Stati Uniti, ritrova in terra messicana il sapore mai sopito della sua lingua e decide di trasferirvisi. La permanenza in Messico si protrarrà sino alla morte, anche la la sua storia d'amore avrà un epilogo infelice. A questa stagione tuttavia si ascrivono le intense poesie di questa raccolta, vero e proprio canzoniere d'amore e intensa celebrazione della passione, che rappresentano uno dei momenti più alti della poesia di questo autore.




IV  OMBRA MIA


Lo so che questa immagine

 fissa nella mia mente

non sei tu, ma l'ombra

dell'amore che è in me

prima che il tempo cessi.


Mi appari ora visibile amore mio,

da me dotato della stessa grazia

che mi fa soffrire, piangere, disperare

di tutto a volte, mentre altre

mi fa toccare il cielo ancora in vita,

provando le dolcezze riservate

solo agli eletti di quell'altro mondo.


E malgrado lo sappia, penso poi

che senza te, e il raro

pretesto che mi hai dato,

l'amore mio, che è tenero là fuori,

oggi dentro di me sarebbe ancora

addormentato e in attesa

di qualcuno che infine, al suo richiamo,

di gioia lo facesse palpitare.


Allora ti ringrazio e dico:

per questo venni al mondo, e ad aspettarti,

per vivere di te, come tu vivi

di me, anche se non lo sai,

di questo amore mio così profondo.



                                          ***


V  L'AMANTE ASPETTA


E quanto ti importuno,

Signore, supplicandoti di rendermi

chi ho perso, chi già altre volte ho perso

e tu mi hai ritrovato, tanto che non mi sembra

possibile tenerlo.


                                                      Ancora invoco

la tua compassione, perché è la sola

cosa ch'io voglia, e tu il solo aiuto

su cui possa contare.


                                                      Ma pregandoti

così, comprendo che è peccato,

occasione di peccato ti chiedo,

eppure non resto in silenzio

né mi rassegno infine alla rinuncia.


Tanti anni vissuti

in tedio e solitudine, in povertà e tedio,

hanno portato adesso a questa gioia,

per me così profonda, che ormai posso

giustificare grazie a lei il passato.


Per questo insisto ancora, per questo a te, Signore,

di nuovo vengo, tremante ma certo

che se sono blasfemo mi perdoni:

riportami, Signore, chi ho perduto:

è l'unico per cui io voglia vivere.



                                           ***


VI  DOPO AVER PARLATO


Non riesci a stare zitto

sul tuo amore. E forse agli altri

importa? Se hai esultato

in silenzio, ora in silenzio


soffri, ma non dire nulla.

E' di un'essenza l'amore

che si corrompe parlando:

nel silenzio prende vita,


di silenzio si alimenta

e col silenzio si chiude

come un fiore. Non parlarne,

soffrine dentro, ma muto.


Se morirà, con lui muori,

se vivrà, vivi con lui.

Fra morte e vita taci,

non ammette testimoni.



                                          ***


IX  DA DOVE VIENI


Se alle volte ti sento

parlare di padre, madre, fratelli,

il pensarli non vince la sorpresa

che l'esistere tuo abbia origine in altri,

sia in altri ripetuto,

quando unico mi appare,

creato dal mio amore; come l'albero,

o la nuvola, o l'acqua

che stanno lì, ma sono

nostri e vengono da noi

perché una volta li vedemmo

come nessuno mai li vide prima.


Un puro sapere ti ha dato vita.



                                             ***


XVI   UN UOMO COL SUO AMORE


Se tutto fosse detto

e fra noi due il conto

si saldasse, avrei ancora

con il tuo corpo un debito.


Perché chi può dar prezzo

a questa pace, perso

in te, che le mie labbra

dalle tue labbra sanno?


In tregua con la vita,

non sapere, voler nulla,

né sperare: tu qui

e il mio amore. Mi basta.


Tu e il mio amore,  e guardare

il tuo corpo che dorme

all'alba. Così guarda

un dio quel che ha creato.


Ma il mio amore è impotente

se il tuo corpo non vuole:

dà solo forma a un mito

nella tua bella materia.




                       Luis  Cernuda    da   Poesie per un corpo ( Trad. I. Cermignani )



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