mercoledì 22 settembre 2021

LE PAROLE DELLA CURA

 


                   " Lo scopo dell'arte medica è la salute, il fine ottenerla" - ( Galeno )





TRA MITO E STORIA


(...) Il mito che racconta l'origine della medicina è descritta da Apollodoro, la cui versione rinvia ad altre fonti antiche. Protagonista della vicenda è Asclepio, nato dalla relazione di Apollo con Coronide, figlia di Flegia, re della Tessaglia. La giovane donna, in attesa di un figlio frutto dell'unione con il dio, ma contravvenendo alle indicazioni del padre, aveva scelto di rifiutare il matrimonio con Apollo, perché innamorata di Ischi, fratello di Caneo. Avvertito da un corvo del rifiuto di Coronide, Febo maledice l'uccello e lo trasforma da bianco in nero, per poi uccidere la donna. Mentre il corpo di lei brucia, il dio sottrae il bambino alle fiamme e lo conduce presso il centauro Chirone, che lo alleva e gli insegna la medicina e l'arte della caccia. E' da notare che la narrazione della modalità della nascita di Asclepio, strappato dal grembo della madre morente, accomuna colui che sarà considerato il dio della medicina ad altre figure caratterizzate dal motivo della " nascita nella morte", prima fra tutte Dioniso, la cui madre Semele viene incenerita dal fulmine di Zeus al settimo mese di gravidanza, mentre il piccolo è salvato per intervento diretto del nume olimpico.

Secondo una variante del mito, Flegia sarebbe giunto a Epidauro per raccogliere in segreto informazioni sulla ricchezza del paese e la forza dell'esercito, col proposito di saccheggiarlo, giovandosi delle virtù militari dei migliori guerrieri greci al suo servizio. Nel viaggio, il te tessalo è accompagnato dalla figlia, già  incinta di Apollo. Sorpresa dalle doglie, Coronide dà alla luce un figlio, che viene subito esposto sul monte Tizione, che sarebbe poi diventato famoso per le virtù medicinali delle sue piante. Mentre il neonato sta per essere raccolto da un pastore di passaggio sul monte, compare lo stesso Apollo, circonfuso di luce abbagliante che porta con sé il piccolo Asclepio.

In entrambe le versioni, ritorna il tema di " una doppia nascita " - la prima connessa col parto di Coronide, la seconda conseguente all'intervento di Apollo - quale sigillo originario di una identità che si preciserà sempre più esplicitamente nel segno della duplicità.

Tutto ciò è confermato dallo sviluppo del racconto. Affidato alle cure di Chirone, anch'egli di natura doppia, come ibrido di uomo e cavallo, raggiunta la maturità  di Asclepio, riceve da Atena il sangue che era sgorgato dalla testa mozza della Medusa, quando Perseo l'aveva decapitata. Unica mortale fra le tre Gorgoni, la Medusa è essa stessa una potentissima icona della duplicità. Umana e animale, maschile e femminile, giovane e vecchia, bella e brutta, benigna e malefica, la Gorgone è al centro di una vicenda sulla quale è impresso il segno inconfondibile dell'ambivalenza. (...)



  Umberto Curi   da   Le parole della cura ( Medicina e filosofia )



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