domenica 19 settembre 2021

LE NEBBIE DI PIERLUIGI



                                              Ronza la nebbia e si rapprende alle cose...




Giovane, giovanissimo - e son vecchio-

fermo a guardare novembre che corre

mi cerco e mi trovo - fuori è uno specchio-

prato che muore in faticoso stuolo.


Vedo e vivo da due diverse età

( povere braccia, braccia nazarene

che un refolo rabbioso può schiodare 

e abbandonare a carità terrene)


e se, per un momento colgo il volo

perso a perdermi in nuvole di suono

un turbine perifero mi assale


e mi vince a viver quel che sono;

non più che un bambino, un vecchio ignaro

precipite Lucifero. Mortale.



                                        ***


Vé che ronza la nebbia e si rapprende

alle cose e ai corpi coma fango

o come pastura che al risveglio

rende in bocca l'amaro del mattino.


Battono ombre nel niente cinerino.

Incerto come quegli incerti veglio :

loro vagano in alto sciolti in file

in cerca di una torre o un campanile


io resto; stanco di scuoterti invano,

stanco di muovermi invano, non piango

- meglio lasciarmi apatire - ma tu


che resti altero, in piedi come un bronzo

china una volta il capo, guarda attorno

e dì se è sole o notte questo giorno.



                                            ***


Non tace, parla di distanze estreme

questa casa prossima a una svolta:

io l'ho vista per la prima volta

sotto i cieli torbidi e umidastri.


Questa casa non ha damaschi ricchi

alle pareti, ma calcine e tetri

ragni che ad ogni spiffero fibrillano

come fossero stelle velenose.


Questa casa contadina mi parla

da ogni cavità, dalle imposte smosse

dalle grondaie slogate, dalle crepe


e da ogni altro indizio di scomparsa.

Questa casa è l'eterna domanda

della grande umiltà che è la memoria.



                                             ***


Stanca la gola - è stanca di gridare -

per la bimba sbandare in giravolte

- come un'ape - la sua felicità

è cantare, perché non sa morire.


E sempre vola, benché bruna, i prati:

li imperla con polline leggero.

Poi, se uno guarda, se le parla,

lei si arresta stupita e per stupire


riparte, si riaccende in nuovi fuochi.

Così come la guardo io è vicina

pure lei non sa, alta sui ricordi


lei vive nel presente: per cantare.

Guardarla ancora? So che ad ascoltarlo

il cuore torna pompa muscolare.



                                            ***


" Ho letto delle pagine in cui Goethe

scrisse d'aver lentamente accumulati

dei piccoli tesori di parole;

spicciolo per spicciolo, a poco a poco,

dei veri e propri scrigni colmi d'oro;

classica e limpidissima metafora

che così avvicina lettere e monete

lettere d'oro, d'argento e di rame

mezzi accuratamente graduati

tra la genialità e il destinatario.

Adesso l'inventario è sconfortate:

impraticabile l'uso dell'oro

e molto, molto rari argento e rame

ciascuno - se può - tacita le questue

con l'acmonital, per le compravendite

arrangiandosi con le banconote

o degli assegni, che sono più veloci;

chi rimastica un po' di economia

con le carte di credito di plastica ".




                     Pierluigi Cappello   da    Le nebbie



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