mercoledì 15 settembre 2021

L'EROTICA DI RITSOS

 


                                               La poesia non ha mai camminato così...




Anche le parole

vene sono

dentro di esse

sangue scorre

quando le parole si uniscono

la pelle della carta

s'accende di rosso

come

nell'ora dell'amore

la pelle dell'uomo

e della donna.



                                             ***


Gli occhi chiusi

tutta nuda

sul  tappeto rosso

attende

che lui si tolga le scarpe

le calze

che le impasti i seni

forte forte

coi suoi larghi piedi.



                                          ***


La poesia

ah la poesia - diceva -

un coito infinito

segni d'interpunzione niente

nessun punto e a capo

profumo della terra

letame e fiore di limone

e sperma

la zappa e il badile

sopra il marmo

doppio lavoro

altro non dire

l'amore uno.



                                      ***


Con correzioni, con similitudini

ti creo frammentariamente. Non mi completo.



                                    ***


Due mesi senza incontrarci.

Un secolo

e nove secondi.



                                  ***


Le poesie che ho vissuto tacendo sul tuo corpo

mi chiederanno la loro voce un giorno, quando andrai.

Ma io non avrò più voce per ridirle allora. Perché tu eri abituata

a camminare scalza per le stanze, e poi ti rannicchiavi sul letto,

gomitolo di piume, seta e fiamma selvaggia. Incrociavi

le mani

sui ginocchi, mettendo in mostra provocante

i piedi rosa impolverati. Devi ricordarmi così - dicevi - così coi

piedi sporchi, coi capelli

che mi coprono gli occhi- perché ti vedo più profondamente così. Dunque,

come potrò più avere voce. La poesia non ha mai camminato così

sotto i bianchissimi meli in fiore di nessun paradiso.



                                                 ***


Tutti i corpi che ho toccato, che ho visto, che ho preso,

che ho sognato, tutti

addensati nel tuo corpo. O tu, carnale Diotima

nel gran simposio dei greci. Se ne sono andati i flautisti,

se ne sono andati filosofi e poeti. I begli efebi dormono già

lontano, nei dormitori della luna. Tu sei sola

nella mia preghiera innalzata. Un sandalo bianco

dai lunghi lacci bianchi è legato alla gamba della sedia.

Sei l'oblio assoluto;

sei il ricordo assoluto, sei la non incrinata fragilità. Fa giorno.

Fichidindia carnosi scagliati dalle rocce. Un sole rosa

immobile sul mare di Monemvasià. La nostra duplice ombra

si dissolve alla luce sul pavimento di marmo pieno di sigarette calpestate,

coi mazzetti di gelsomini infilati negli aghi di pino. O, carnale Diotima,

tu che hai partorito e che ho partorito, è ora

che partoriamo azioni e poesie, che usciamo dal mondo.

Davvero, non scordare

quando vai al mercato di comprare mele in abbondanza, non quelle d'oro delle

Esperidi, ma quelle grosse e rosse che quando affondi

nella polpa croccante i tuoi splendidi denti resta impresso, come l'eternità sui

libri, pieno di vita il tuo sorriso.




                      Ghiannis Ritsos   da   Erotica



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