PRIMO RICORDO
Passeggiava con l'abbandono di giglio che mediti,
o quasi d'uccello che sappia di dover nascere.
Senza vedersi si guardava in una luna a cui il sogno faceva da specchio,
in un silenzio di neve che le innalzava i passi.
Affacciata a un silenzio.
Era anteriore all'arpa, alle parole, alla pioggia.
Non sapeva.
Bianca alunna dell'aria,
tremava con le stelle, con il fiore, con gli alberi.
Il suo stelo, la verde sua cintura.
Con le mie stelle
che - di tutto ignoranti -
per scavare nei suoi occhi due lagune,
in due mari annegarono.
E ricordo...
Niente più : morta, sparire.
***
Anche prima,
molto prima della rivolta delle ombre,
e che nel mondo cadessero piume incendiate
e che un uccello da un giglio potesse essere ucciso.
Prima, prima che tu mi domandassi
il numero e il sito del mio corpo.
Assai prima del corpo.
Nell'epoca dell'anima.
Quando tu apristi nella fronte non coronata del cielo
la prima dinastia del sogno.
Allorché- contemplandomi nel nulla -
inventasti la prima parola.
Allora, il nostro incontro.
***
Ancora i valzer del cielo non avevano spostato il gelsomino e la neve
né i venti riflettuto alla possibile musica dei tuoi capelli,
né decretato il re che la violetta si seppellisse in un libro.
No.
Era l'età nella quale viaggiava la rondine
senza le nostre iniziali nel becco.
In cui convolvoli e campanule
morivano senza balconi da scalare né stelle.
L'età
in cui sull'omero di un uccello non c'era fiore che posasse il capo.
Allora, dietro il tuo ventaglio, la nostra prima luna.
Rafael Alberti da Degli angeli ( Trad. di V. Bodini )
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