(...) In una recente antologia di poesie proposte per accompagnare la meditazione cristiana, ribadivo: " Un testo poetico è veramente religioso quando è veramente poetico". Con questa affermazione un po' lapidaria non volevo far altro che sottolineare ciò che i grandi studiosi del pensiero poetico, Heidegger su tutti, hanno rilevato in questo secolo. La poesia autentica, quella in cui il poeta diviene veicolo di un'ispirazione che in qualche modo lo trascende, pone il lettore di ogni tempo non solo a contatto con la mera lettura di un testo o dell'esperienza personale di un autore, bensì di un mondo spirituale che ha qualcosa da dire in ogni tempo a qualsiasi lettore. " La poesia agisce secondo la sua necessaria dinamica, che è quella di distruggere la lettera per ripristinare ed espandere lo spirito", affermava Mario Luzi, ed è sempre il poeta fiorentino ad ammonire che la religiosità di una lirica non è tale perché legata ad una particolare religione codificata. Poiché " religioso" è ciò che aiuta a procedere in profondità nella nostra ricerca esistenziale; ed è nella profondità che si ritrova anche l'orizzontalità dell'esistenza, l'incontro con l'altro, sia che tale incontro avvenga attraverso il riconoscimento di una sorta di " inconscio collettivo" ( Jung), sia che lo si voglia definire attraverso l'immagine di una " comunità di animi".
Il poeta è testimone di conoscenze profonde che suonano arcane al mero esercizio della ragione, per avvicinarsi all'esperienza profetica : il profeta riceve tra le mani e sulle labbra un messaggio sconvolgente con il quale convive - spesso non facilmente - come testimoniano molti profeti protagonisti delle Scritture ebraiche. Al poeta, come al profeta, è richiesto un atto di obbedienza e di sottomissione, mediante il quale egli si fa tramite di un'energia che vuole diventare lingua storica - poesia, appunto . Il vero poeta è un uomo che sa di doversi mantenere costantemente piccolo perché la sorpresa di fronte alle alterità che abitano in lui o nel mondo circostante, continuamente lo coglie e lo ferisce. Per questo egli è davvero un " tramontante"- come lo definiva Heidegger - uno che anche dietro a sé, al di là del proprio stesso eros ( è il caso di A. Merini ), lascia trasparire un universo che lo interroga e con il quale egli condivide l'attesa di senso che appartiene ad ogni essere umano. (....)
Estratto dall' Introduzione a Poesie di Dio di Enzo Bianchi
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