lunedì 9 novembre 2020

LETTERE ( dal lago di Como )

 


                                                    " Addio monti sorgenti dall'acque..."

" Mio caro amico,

 rammenti quel pomeriggio lassù, all'orlo del bosco, dove fanno il nido le due pojane? Di quando in quando esse si libravano planando nella azzurra immensità. L'occhio riposava seguendo le loro volute: la nostra vita interiore si concentrava nello guardo e tutto il nostro essere, quasi sospinto lassù dalla potenza di quella forza libera e ondeggiante, sentiva profondamente la pienezza dello spazio...Laggiù - lontano - si stagliavano contro il cielo i nitidi profili delle catene dei monti, e più addietro stava aspettando la terra che da vent'anni non avevo più visto, e io sapevo che - ritornandovi - questo nuovo incontro sarebbe stato per me molto importante.

( ...) 

Mi sembra di trovarmi in un mare agitato: tutt'attorno a me l'onda si frange, si ritira, si abbassa, precipita, nuovamente si gonfia. Voglio vedere se riesce a trovare la direzione da prendere e la giusta via. Voglio sapere ciò che hanno davanti a sé le migliaia di figure e di avvenimenti del nostro tempo. Tanto profondamente mi sento impegnato in questa faccenda, che la prima volta che essa si chiarì nella mia coscienza, ne rimasi spaventato. Devo sapere che cos'è. Tu conosci la leggenda di Edipo, come egli fosse interrogato dalla Sfinge e come la sua vita dipendesse dal trovare la soluzione dell'enigma propostogli. Orbene, è come se noi fossimo interrogati nello stesso modo: anch'io personalmente. non so ancora dove mi condurrà questa questione. Comincio, procedendo passo per passo.

(...)

Avevo appena calcato il suolo italiano, quando mi sentii come preso da problemi di singolare portata, ma dietro ad essi stava qualcosa che rendeva assai tristi. Mi si veniva svelando ciò che è l' Europa, ciò che significa l'appartenenza a un popolo,quella del sangue, ma anche il legame stabilito dagli uomini dalla fedeltà e dallo spirito, ciò che sono l'umanità e il mondo - spesso mi era sembrato che queste cose formassero il suolo concreto su cui poter camminare, un'atmosfera reale, un vero spazio, così necessari alla vita così come lo sono al corpo lo spazio che ci circonda e l'aria che respiriamo. Tutto questo però era grande e possente: non era ciò che rendeva triste. La causa della tristezza era questa: io sentivo come tutt'intorno a me fosse cominciato un grande morire..."



             Romano Guardini  da  Lettere dal lago di Como ( 1923 - 26 )


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