(...) Cuore vuoto - in definitiva - perché non esiste un nucleo, un'essenza stabile, un'identità precisa e definita di quel cuore stesso. Come appunto afferma sempre il Buddha : " anatta, vale a dire Non sé ". Non esiste da nessuna parte un sé, un cuore come deposito di un qualcosa di immutabile, preciso e definito, un'essenza fissa che permane in noi e che ci definisce in una nostra stabile identità. Non solo il cuore del Buddha, ma il cuore di ognuno di noi - a ben vedere - è vuoto: traversato incessantemente da innumerevoli contenuti, ma privo di un contenuto determinante e costante, che ci identifichi al punto di poter dire : " Io sono così, ero così e rimarrò così anche in futuro perché il mio cuore è fatto così". Colui che crede questo, si illude perché nell'intimo, nel cuore di noi stessi non esiste un sé immutabile. E non solo costui o costei si illude, ma anche soffre. Perché cercando di alimentare, di nutrire la supposta, ma illusoria essenza stabile del proprio cuore, andrà incontro soltanto a una sequela di delusioni e di rimpianti. Ci innamoriamo di una persona perché crediamo che corrisponda all'essenza del nostro cuore, e quella persona - inevitabilmente - prima o poi la perderemo, lasciando affranto il nostro cuore... Ma se si arrivasse a capire che il cuore è vuoto, ecco che potremmo accogliere ogni amore, momento per momento, senza mai fissarci, impuntarci su alcun amore prediletto. Pronti sempre ad accogliere, ma anche a lasciare andare, senza strazio, senza rimpianto. Perché il cuore del saggio illuminato è amabile, è amorevole, è ospitale... ma è un cuore vuoto. (...)
Giampiero Comolli da La malinconia meravigliosa ( I discorsi di commiato del Buddha e di Gesù )
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