Nel silenzio tutto è fragile, di vetro..
NON DEDICARMI TROPPO TEMPO
Non dedicarmi troppo tempo,
non pormi troppe domande.
Non sfiorare la mia mano
coi tuoi occhi buoni, fedeli.
Non seguirmi in primavera
lungo le pozzanghere.
Lo so: una volta ancora, nulla
verrà fuori da questo incontro.
Forse pensi: è per superbia
che non mi vuole amico.
Non la superbia, ma l'amarezza
tiene così alta la mia testa.
***
NON POSSO GRIDARE
Non posso gridare. Non posso chiamarti.
Nel silenzio tutto è fragile, di vetro.
La testa reclinata sulla leva
anche il telefono dorme.
Attraversando la città addormentata
voglio arrivare a un vicolo bianco,
voglio accostarmi alla tua finestra
in gran silenzio e teneramente.
Nasconderò nelle mie mani l'eco
del sonoro disgelo delle strade.
Spegnerò le fiammelle dei lampioni
perché non si sveglino i tuoi occhi.
Ordinerò alla primavera
di soffocare le sue voci notturne.
Allora, sei così tu quando dormi?
Le tue mani hanno perso vita,
la stanchezza furtiva si è annidata
nel folto delle rughe, intorno agli occhi.
Domani voglio baciarli a lungo, a lungo
perché non ne resti il ricordo.
Veglierò il tuo sonno fino all'alba,
andrò via col vento fresco del mattino,
dimenticando le mie orme sulla neve
tra le foglie dell'anno passato.
***
TENEREZZA
E' così tangibile questa mia tenerezza
così piena di allusioni concrete
che talvolta acquista forma e peso
e prende corpo in un oggetto.
D'un tratto, su un angolo del tavolo,
si trasformerà in un vaso antico,
e tu ti chinerai meravigliato
ad osservarne gli arabeschi.
Sussulterà stupita la tua casa
e tutti cadranno dalle nuvole.
- Da dove viene questo vaso? -
chiederai accigliato a tua moglie.
- E l' antiquario che prezzo ha chiesto ? -
Ti prego, non rimproverarla.
Sono soltanto io che rido e piango,
io che vivo da te così lontana.
Sono le mie lacrime di vetro
così pesanti nel cadere a terra
che risuonano come grosse schegge
di bicchieri rotti nel silenzio.
E' perché non posso mai vederti,
oppure solo a tratti, di sfuggita,
che io compio - invisibile al tuo sguardo -
i miei incantesimi innocenti.
Improvvisamente, come sulle cime dei monti,
ti avvolgerò una nuvola.
Urlerai - Ma insomma, non c'è pace!
Da dove è uscita questa nuvola?-
Su, non essere superstizioso,
non fare scongiuri come le donnette:
sono i cristalli della mia tenerezza
che si sono posati sul tuo capo.
Sono io che, scioccamente e con dolcezza,
sola - in disparte - uso la magia
per creare piccole follie
che ti facciano pensare a me.
Ma come fanno le persone buone,
giocando con le mie magiche virtù,
io ti proteggo da tutte le sventure
e così io alleggerisco il mio dolore.
Adesso addio! E Lavora!
Il mio scherzo verrà dimenticato.
Ma sono sicura di restare nelle fiabe
che un giorno racconterai ai tuoi bambini.
***
E IN ULTIMO TI DIRO' : ADDIO !
E in ultimo ti dirò - Addio,
e non promettermi amore.
Perderò la ragione, o troverò
la sublime serenità della follia.
Come mi hai amata? Pregustando
l'offesa della fine. Ma non è questo...
Come mi hai amata? Offendendo i principi
dell'amore. Ma in modo così goffo...
Crudeltà del fallimento: io
non ti perdono. Vivo, cammino,
vedo il bianco mondo
ma il corpo mio è deserto.
La mente vorrebbe ancora un piccolo
lavoro. Ma sono deboli le mani.
E uno sciame di odori e di sapori
in volo sghembo si allontana da me.
Bella Achmadulina da Tenerezze e altri addii
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