Il tuo pianto era bianco...
III
Il tuo pianto era bianco
come l'albore
e amaro
come il mio disincanto
odorava di muschio
e cenere
***
VI
La parola affilata
lacera la mia gola
destituita si riversa fuori ululando
tenebre
si perde con l'ultimo rantolo
di un tempo rassegnato
alla sua inevitabile estinzione.
La parola fatta grido
che sfida la sua armonia
che si sottrae al suo destino.
E' irrimediabile
lo so
smetteranno di fare il mio nome
mi leverò in volo
mi disperderò nella trasparenza
e la mia cenere non sopravviverà
al mio disincanto.
***
VII
Scorgo il tuo volto nascosto
tra migliaia di specchi
ridotti in frantumi
il tuo corpo lacerato
dalle ferite di un tempo
perduto e umiliato
Scorgo nelle tue mani
l'ira del mondo
la vita svenuta
nel tuo pugno chiuso
Scorgo il bagliore
il sogno
la penombra
le tue orme divorate
dall'ardire
di un avvoltoio
il tuo odore malva.
Scorgo l'insondabile
l'indicibile
l'arcano.
Mi dissolvo nella tua nebbia.
***
VIII
Il tuo sangue si sparge nel mio crepuscolo
L'orizzonte frana ebbro di splendore
Ombra di ombre e silenzio
Mi dileguo in cenere
Dall' altra parte qualcuno piange.
***
XI
Vidi con i tuoi occhi
che denudano il mondo
con le tue mani
che sostengono la luce
con il tuo cuore
che ancora mi desidera.
Marga Clark da Barlumi ( Quadernario )
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