Datemi una foglia che non mi assomigli...
L'OCCHIO CHIUSO
Nemmeno un istante oso chiudere gli occhi
per paura
di stritolare fra le palpebre il mondo,
di sentirlo ridursi in frantumi
come una nocciola fra i denti.
Quanto tempo potrò tenerlo in vita?
Guardo angosciata e soffro come un cane
per l'universo che non ha riparo
e morirà nel mio occhio chiuso.
***
LO SO LA PUREZZA
Lo so, la purezza non frutta,
dalle vergini non nascono figli,
è la suprema legge dell'impuro
la tassa sulla vita.
Azzurre farfalle generano bruchi,
generano frutti i fiori tutt'attorno
la neve bianca è calpestata,
la terra calda è infetta.
Incontaminato l'eterno dorme,
l'atmosfera brulica di microbi,
puoi non nascere se non vuoi,
ma se esisti ti aspetta la tomba.
E' felice la parola nella mente,
- pronunciata - l'orecchio la diffama,
su quale piatto della bilancia
pesare - sogno muto o fama?
Tra silenzio e colpa
cosa scegliere - mandrie o loti?
Oh, il dramma di morire in bianco
o la morte di vincere comunque...
***
LEGAMI
Tutto è me stessa.
datemi una foglia che non mi assomigli,
aiutatemi a trovare un animale
che non gema con la mia voce.
Là dove la calpesto, la terra si spacca
e morti che hanno il mio sembiante
li vedo abbracciati a procreare altri morti.
Perché tanti legàmi con il mondo,
tanti progenitori e coatta discendenza
e tutto questo insensato assomigliarsi?
M' incalza l'universo con i miei mille volti
e non posso difendermi se non contro di me infierendo.
***
DELLA TERRA DA CUI VENIAMO
Su, parliamo
della terra da cui veniamo.
Io vengo dall'estate:
è una patria fragile
che qualunque foglia
- cadendo - può annientare;
ma il cielo è così greve di stelle
che talvolta pesa fino a terra
e se ti avvicini senti l'erba
solleticare le stelle ridenti,
e i fiori sono così tanti
che ti dolgono
le orbite bruciate dal sole,
e i soli rotondi pendono
da ogni albero.
Da dove vengo io
non manca che la morte,
e tanta è la felicità
che quasi ti addormenti.
***
SONO COME UN OCCHIO DI CAVALLO
Sono come un occhio di cavallo
riparato dal mondo.
Non chiedermi
quando sarò da te
quali alberi e quali fiori
ho incontrato.
Io vedo soltanto il sentiero
e di tanto in tanto
le ombre delle nuvole
inviarmi messaggi
che non capisco.
***
UN TEMPO GLI ALBERI AVEVANO OCCHI
Un tempo alberi avevano occhi
- posso giurarlo -
so di certo
che vedevo quando ero albero:
ricordo che mi stupivano
le strane ali degli uccelli
che mi sfrecciavano davanti;
ma se gli uccelli sospettassero
i miei occhi,
questo non lo ricordo più.
Invano ora cerco gli occhi degli alberi.
Forse non li vedo
perché albero non sono più,
o forse sono scivolati lungo le radici
nella terra,
o forse,
chissà,
solo a me era parso
mentre gli alberi sono ciechi da sempre.
Ma allora perché
quando mi avvicino
sento che
mi seguono con gli sguardi
in un modo che conosco;
perché, quando stormiscono e occhieggiano
con le loro mille palpebre,
ho voglia di gridare:
- Cosa avete visto? -
Ana Blandiana da Un tempo gli alberi avevano occhi
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