mercoledì 13 maggio 2020

LE CARTE SPARSE DI PENELOPE




                                            Sfiorare l'incorruttibile e scansare la morte...


Lì dove mi immersi per trovarti
si è perso l'essere
e ammutolisce il profeta del mio cuore.
Sei in una forma assoluta
irraggiungibile anche alla vita stessa,
sei una macchia bianca
poca acqua torbida.
Desidero erodere
la mia ultima luce
là dove nulla
ferma lo sguardo
neppure una rondine voglio all'orizzonte
nessun miraggio.
Sarà morto il mio cuore
e ancora vivrò,
aspirerò, nella natura,
e ti chiamerò estate
senza più memoria;
ti chiamerò fiore, finchè
il mito farà scorrere
dietro di me la tenda
di fronte al muro bianco
tutto compiuto e candido
e io uno scarafaggio calpestato.


                                                  ***

DICE PENELOPE

Non tessevo nè intrecciavo
prendevo a scrivere, cancellavo
sotto il peso della parola:
l'espressione  perfetta è intralciata
quando dentro si è schiacciati dal dolore.
E mentre l'assenza è tema della mia vita
- assenza dalla vita -
dalla carta sgorgano lacrime
e il naturale dolore del corpo
sterilizzato.

Cancello, strappo, soffoco
le urla vive
" dove sei vieni ti aspetto
questa primavera non è come le altre "
e ricomincio la mattina
con nuovi uccelli e lenzuola bianche
che asciugano al sole.
Non sarai mai qui
a dare acqua ai fiori con la canna
i vecchi soffitti che perdono acqua
carichi di pioggia
per questo sciogliersi della mia
nella tua natura
tranquillamente, autunnalmente...
il tuo cuore eletto
- eletto perchè l'ho scelto -
sarà sempre altrove
e io taglierò a parole
i fili che mi legano
a un uomo in carne ed ossa
che rimpiango
finché Ulisse non diventi simbolo di nostalgia
e navighi i mari
di ogni mente.
Ti scordo con passione
ogni giorno
per lavarti dai peccati
di profumo e dolcezza
e così purificato, tu
entri nell'immortalità.
E' un lavoro duro e ingrato.
Mia sola ricompensa, alla fine
capire la presenza umana
l'assenza
o come funziona l' Io
in tanto deserto, in tanto tempo
come il domani con niente si ferma
il corpo si riedifica sempre
si alza e cade dentro il letto
come fatto a pezzi
a volte malato, a volte innamorato
e spera
di guadagnare in essenza
ciò che al tatto ha perduto.


                                         ***

L'ALIENAZIONE DELL' ATTRAZIONE

La carne divenne pagina
la pelle carta
la carezza concetto astratto
il corpo nuova teoria dell'inesistente.
Davvero, come descrivere
la natura quando mi ha abbandonata
e solo alla prima dell'autunno
a volte ricorda di invitarmi?
Spero di trovare il coraggio
per esprimere un ultimo desiderio:
vedere un bel maschio svestito
ricordare, come ultima immagine
portare con me il corpo d'uomo
che non è materia
ma sostanza sovrannaturale del futuro.
Perchè questo è il piacere:
sfiorare il corruttibile
e scansare la morte.


                                            ***

IL TRIONFO DELLA PERDITA COSTANTE

Non saremo mai
ciò che a momenti siamo
ma è un trionfo
questa perdita costante.
Si salva solamente
il silenzio della foglia
il corpo scurisce
insieme con il giorno
fino al lampo inaspettato
del nero della notte.
Frammenti di vita
sostituiscono i colori
nelle piccole immagini
del sogno
abrasioni
ombre di luce
sulla pelle provvisoria.
Cieca in tanto nero
cercavo dio
e mi diedero soltanto
un dito per consumarmi
adesso io trionfo
nei luoghi più nascosti
dove prende forma 
l'idea : qui
alla fine imparo
a partirmene per prima.


                                      ***

LA BENEDIZIONE DELLA MANCANZA

Rendo grazie alle mie mancanze.
Ciò che mi manca  mi protegge
da ciò che perderò.
Ogni mia capacità
disseccata nel campo incolto della vita
mi preserva dal fare gesti a vuoto
inutili, banali.
Ciò che mi manca m' insegna.
Ciò che mi è rimasto
mi disorienta
perchè mi proietta immagini del passato
come fossero promesse del futuro.
Non posso, non oso
supporre nemmeno un angelo
fugace, perchè io
su un altro pianeta, senza angeli
discendo.
L'amore, desiderio che era
è ora un buon amico.
Insieme assaporiamo la malinconia del Tempo.
Privami - prego lo Sconosciuto -
privami di altro ancora.
Per farmi sopravvivere.


                                            ***

L'ANORESSIA DELL 'ESISTENZA

Non ho fame né odore  né dolore
forse altrove nel profondo soffro e non lo so
faccio finta di ridere
non desidero l'impossibile
il possibile nemmeno
i corpi a me proibiti
non mi saziano lo sguardo.
A volte guardo il cielo
con questa voglia
quando il sole spegne il suo bagliore
e l'amante celeste si arrende
all'incanto della notte.
Il mio solo partecipare
al vortice del mondo
è il respiro che emetto regolare.
Ma sento anche un'altra
strana complicità :
d'improvviso mi prende l'ansia
per il dolore dell'uomo.
Si distende sulla terra
come drappo cerimoniale
che pregna di sangue
ricopre miti e dei
si rigenera nei secoli
e coincide con la vita.
Sì, adesso voglio piangere
ma la fonte fino alle lacrime è secca.




     Katerina  Anghelaki - Rooke    da     Le carte sparse di Penelope




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