giovedì 7 maggio 2020

I PRESAGI D'ALI DI COSTANTINA




                                                    E se mi muovo appena, tu dici... rimani


Può darsi 
che il vero sia
nello spazio vuoto
fra segno e segno,
nel tempo muto
che attrae
e smorza in sé
tutte le vibrazioni
tra suono e suono.

Può darsi
che sia
nel punto in cui
scompare 
ogni riferimento
tangibile di noi,
dove si interrompe
il filo sommesso
del nostro parlare.

E' possibile 
che sia
là dove sconfina
dalle cose la materia,
che sia nell'abisso
in cui dilaga,
fuggendo
verso una stasi
eterna di luce.


                                                ***

Il bianco tepore
del braccio
poggiavi dov'eri;
in sé discese lo sguardo
che mi finge nel sonno,
mi trattiene
un'intima malìa.

Il tempo,
in cui ti vesti, accendi
l'aroma del tabacco,
pare consueto:
è come se
abitassi
da sempre io
il tuo destino.

E,  se mi muovo
appena,
tu dici  rimani
riposa ancora
un poco:

non è tardi.


                                             ***

Ma nulla
di ciò che siamo
si mostra in superficie.
Nulla
ci riporta la mente,
pure se la pieghi
in se stessa, se la  tendi
fino all'inverosimile,
a scandagliare
il nucleo più segreto
della propria sostanza,
a indagare
- per i vaporosi fondali 
del sogno -
l'intrinseca realtà:
uno schermo 
la trattiene
e ci lascia
celati a noi stessi.

Solo di tanto in tanto
- contraddicendo
la dura condizione -
un cretto s'apre qua e là,
a intervalli:
ne sbucano
neri spessori,
cubitali caratteri
di un primordiale alfabeto,
oscuro cifrario
della nostra essenza.


                                               ***

Nell'ora
più solare del giorno,
guardano oltre
lo scenario
della realtà che appare,
verso una prospettiva
certa
e interiore,
una notte sopraggiunge
senza stelle,
come un'ala
scherma la luce,
placa il clamore
diurno e ci cattura.

Per un tempo
che cerca scampo
dalla propria definizione,
noi trascorriamo
nella buia consistenza,
ne respiriamo
la segreta fragranza
finché ci lascia,
ci ricongiunge al giorno
che la disperde
e ci separa.


                                              ***

Ti alzi,
ti sollevi dall'oggetto
che ti accoglie
- disadorna sedia -
impreziosita
dall'impronta che lasci.
Così,
allo scadere
del tempo insieme,
sei
per andare
- la mente
tesa al distacco -
svolge un dipanarso
obbligato di vie.

Ancora abbiamo sostato
in un ritaglio di vita,
appena per vedere
la sera
infittirsi alla finestra
- esaltare
il lume sul tavolo,
la luce imprecisa
del tuo occhio
che si stempera nel sonno -
e disfarsi poi
a un tremito d'alba,
per un raggio che s'insinua
e sfora
e scrolla il mondo.

Volgimi le spalle,ora,
qui, nello spazio
compreso tra la porta
di casa
e il tuo congedo.
Evita 
lo sguardo, la stretta,
schiva il bacio.
Scendi giù

c'è scampo in fondo alle scale.




            Costantina  Donatella Giancaspero  da   Ma i presagi d'ali


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