ABBRACCIAMI FORTE... ABBRACCIAMI ALTO Bene, suppongo che ora sai già tutto, sai delle mie paure e dei miei traumi, sai che sono abituata a fuggire tutto il tempo e che finire e concludere dei cicli costituisce per me ogni volta una sfida. Ora sai che mi perdo guardando le nuvole e che mi metto a parlare senza controllo se sento che mi stai guardando. Ora sai che quel fatto di essere pazza non è uno scherzo, così come sai cosa dire per farmi perdere il controllo. Suppongo che sai già che cammino piano e che rido così alto, così forte. Ora sai che sono vulnerabile e fragile. Che mi prendo delle confidenze e che alla più piccola provocazione rispondo con una carezza. Sono rimasta sorpresa che tu non ti mettessi a correre, che restassi - come fanno i coraggiosi - a sentirmi parlare e ad ascoltarmi cogli occhi, a osservarmi mentre io fingevo di non farlo e facevo finta di non accorgermi. Ora che lo sai e che non sei fuggito, ora che rimani e che vedi il mondo insieme a me, amico mio, mio complice, per favore... abbracciami e raccogli i miei pezzi piano piano. Ora che hai conosciuto questo mostro, abbracciami forte abbracciami alto. Mercedes Reyes Arteaga
E STO ABBRACCIATO A TE Il modo tuo d'amare è lasciare che io ti ami; il sì con cui ti abbandoni è silenzio. I tuoi baci sono offrirmi le labbra perchè io le baci. Mai parole o abbracci mi diranno che esistevi. E mi hai amato: mai. Me lo dicono fogli bianchi, mappe, telefoni, presagi, tu, no, E sto abbracciato a te senza chiederti nulla, per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami. E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti. Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d'amarti solo io. Pedro Salinas da La voce a te dovuta
L'ERRORE E' TUTTO NEL NON DARSI L'errore è tutto nel non darsi, nel rimanere rigidi pure nel calarsi. Quello che conta è solo la furia, la commozione, lo smarrimento. Dio non c'è quando siamo prudenti, Dio crede in noi quando siamo in croce, quando non misuriamo niente. *** E TU LA PROSSIMA VOLTA E tu la prossima volta prova a sentire il bene di un bacio scappa con me dall'agonia delle pretese abbracciami con furia avanza a nuoto nella mia carne mentre io prendo fuoco sulle tue scapole. *** POCO PARLARE Poco parlare, solo quando si deve, quando qualcuno te lo chiede. Per il resto guarda, non dare troppa confidenza alla vita e alla morte, vai per una strada che è solo tua. Non sai bene chi sei, chi ami, chi ti ama, non sai quasi niente e dunque prova ad essere ginestra, canto, imbuto. Considera ogni cosa senza inquietarla. Festeggia appena puoi il minuto più inutile della tua vita. *** AMARE E' UN IMPEGNO DA GEOGRAFI Amare è un impegno da geografi, esploratori che mentre vengono accolti si fanno a loro volta terra da esplorare. Un ginocchio non va mai trascurato, e così le dita dei piedi, i polsi, la luce delle mani. Non è l'amore che bisogna trovare, ma un uomo o una donna, quella voce, quello sguardo che ti dice di non credere più a niente che non sia sconfinato. *** UN GIORNO TI STANCHERAI DI MANCARMI Un giorno ti stancherai di mancarmi, magari sarà una giornata di pioggia o un qualunque pomeriggio d'inverno coi piatti ancora sporchi nel lavello, Avrai voglia di farti prendere, mi dirai: sono qui amico mio, e baciami forte, tienimi stretta. Io lascerò il timore, farò posto sul tavolo, sposterò le bottiglie e i piatti per far posto alle gambe: fammi raccogliere qualche sillaba sotto la tua bocca, come una donna raccoglie il seme caldo del suo amante; fammi lasciare la testa sul ventre e guardalo questo cuore che si è aperto: fino a quando sarò vivo nessuno potrà chiuderlo per nessun motivo. *** IL MIO SANGUE TI VEDE ANCORA Il mio sangue ti vede ancora: temeva la tua morte non il tuo abbandono. Quello che conta è che la fiamma del tuo corpo bruci ancora. Oggi ti avrei baciata a lungo le ginocchia come un prigioniero appena uscito dalla cella. Se restavi ferma sarei sceso verso i piedi e poi verso terra. *** ORA TE LO DICO Ora te lo dico come mi sentivo vicino a te. Mi sentivo che potevo sparpagliare il mio corpo per terra, gli occhi, le costole, le ciglia, tutto per terra intorno a te che in punta di piedi facevi l'amore con ogni sillaba con ogni sguardo. Era un sereno sgretolarsi davanti alla faccia bella e serena della vota. Franco Arminio da Resteranno i canti
Ti troverò, uomo senza freno... DOPO L'AMORE E dopo, il compromesso. I corpi riprendono i loro confini . Queste gambe - ad esempio- sono mie. Le tue braccia ti riportano a te. I cucchiai delle nostre dita, le labbra riconoscono il loro possessore. Le lenzuola sbadigliano, una porta intensamente sbatte e nel cielo - cantilenando - un aereo scende. Niente è cambiato, se non che c'è stato un momento in cui il lupo, il lupo mercante che sta a guardia del sé si è sdraiato sereno, e si è messo a dormire. Maxine Kumin *** NUOTERO' VERSO TE Nuoterò verso te attraverso lo spazio profondo sconfinato acida come un bocciolo di rosa. Ti troverò uomo senza freno magro sommerso dal fango santo dell'ultima ora. E tu farai di me il tuo letto e il tuo pane la tua Gerusalemme. Joyce Mansour *** LE TUE LABBRA LA MIA NUCA Le tue labbra la tua nuca e il tuo respiro sento sul mio collo; non credere che lo voglia e che ti induca a perdere l'aplomb e il controllo. Il bottoncino sfili dalla buca e scivola la mano nello scollo, dubbio oramai non c'è che mi seduca il modo tuo di far, ed io tracollo. Sulle mie labbra posi il tuo sorriso mi stringi forte tanto da far male, del tuo calor il corpo mio s'è intriso sulle mie guance lacrime di sale. Dolce dolore mi pervade il viso, di quel ch' è attorno niente più mi cale. Chiara Moimas *** APRILE E' IL MESE PIU ' CRUDELE Scherzando, ma solo un poco, ti ho detto che eri la mia stagione più crudele; non hai mai voluto capirlo del tutto, sebbene tu sapessi - grande capodoglio della mente - schizzare vistosi geyser di versi a memoria. Non molto tempo dopo ho capito come la terra possa non desiderare la pioggia che ammorbidisce, il suo dolore mentre vi penetra, la crosta smagliata che si spiana lentamente al tocco di dita che sciolgono, la timidezza dei verdi germogli che osano appena insinuare - mentre radici indurite già presagiscono siccità imminente. Brenda Porster *** LA PRIMA VOLTA CHE FAREMO L'AMORE Sarà quando le stelle cadranno sugli alberi e sui marciapiedi così brutali e belle che ti indicheranno la strada dentro di me e tu verrai copioso come pioggia e grandine, e più forte ancora batterai contro la mia tenerezza. Poi - dopo - sembreremo abbattuti come petali ammaccati per terra e staremo lì, come fanno gli dei sfiniti. Doroty Doyle Mienko
E DIO MI FECE DONNA E Dio mi fece donna, con capelli lunghi, occhi, naso e bocca di donna. Con curve e fianchi e dolci avvallamenti e mi scavò dentro, mi rese fabbrica di esseri umani. Intrecciò delicatamente i miei nervi e bilanciò con cura il numero dei miei ormoni. Compose il mio sangue e mi iniettò con esso per irrigare tutto il mio corpo; nacquero così le idee, i sogni l'istinto. Tutto quello lo creò delicatamente a colpi di mantice e trapanate d'amore, le mille e una cosa che mi fanno donna ogni giorno per cui mi alzo orgogliosa tutte le mattine e benedico il mio sesso. ( Gioconda Belli, Nicaragua ) *** CERCHERO' UN BAR Cercherò un bar - non una casa non una vita - per entrambi e faremo del bancone una casa per i figli e della macchinetta per le sigarette un passatempo per i giorni di pioggia. Cercherò un bar per entrambi dove il tempo denso lo servano in boccali e la canzone di moda sia il leit motiv dei nostri baci. Cercherò un bar nel caso in cui te ne andassi - e non tornassi e mi facessi male. ( Sofia Castanòn, Spagna ) *** IL QUOTIDIANO Per l'amore non c'è paradiso - amore - solo questo giorno; questo capello che cade quando ti pettini davanti allo specchio, quei lunghi sottopassi che si attraversano con affanno e asfissia; le pareti senza occhi il vuoto che risuona da una voce nascosta e senza significato. Per l'amore non c'è tregua - amore. La notte diventa - improvvisamente - respirabile. E quando un corpo celeste rompe le sue catene e lo vedi zigzagare, impazzire e perdersi, non per quello la legge rilascia i suoi ganci. L'incontro è al buio. Nel bacio si mescola il sapore delle lacrime e nell'abbraccio stringi il ricordo di quell'abbandono, di quella morte. ( Rosario Castellanos, Mexico ) *** L' INTRUSO Amore, la notte era tragica e singhiozzante quando la tua chiave d'oro cantò nella mia serratura; poi la porta si aprì sull'ombra gelida, la tua forma fu una macchia di luce e bianchezza. Tutto qui fu illuminato dai tuoi occhi di diamante; bevvero dal mio calice le tue labbra di freschezza e riposò sul mio guanciale la tua testa fragrante: mi incantò la tua schiettezza e adorai la tua follia. E oggi rido se ridi e canto se tu canti; e se dormo, dormo come un cane ai tuoi piedi. Oggi porto pure nella mia ombra il tuo profumo di primavera, e tremo se la tua mano tocca la serratura, e benedico la notte singhiozzante e oscura che fiorì nella mia vita la tua bocca mattiniera. ( Delmira Agustini, Uruguay ) *** DAMMI LA MANO Dammi la mano e danzeremo. Dammi la mano e mi amerai come un solo fiore saremo come un solo fiore e nient'altro. Lo stesso verso canteremo allo stesso passo danzerai, come una spiga onduleremo come una spiga e nient'altro. Ti chiami Rosa e io Esperanza ma il tuo nome dimenticherai perchè saremo una danza sulla collina e nient'altro. ( Gabriela Mistral, Chile )
Ho sognato che in cielo ruotavano pianeti e io tra quelli... Devota come ramo curvato da molte nevi allegra come falò per colline d'oblìo, su acutissime lamine in bianca maglia d'ortiche, ti insegnerò - anima mia - questo passo d'addio... ( Cristina Campo ) *** Guardo i miei occhi cavi d'ombra e i solchi sottili sulle mie tempie, guardo, e sei tu, povero mio stanco volto, così a lungo battuto dal tempo? Mi grava l'ombra d'un occulto sogno. Ah, che un ultimo fiore in me s'esprima! Come un'opaca pietra non voglio morire fasciata di tenebra, ma d'un tratto, dalla radice fonda, alzare un canto alla mia ultima sera. ( Sibilla Aleramo ) *** Ascolta il passo breve delle cose - assai più breve delle tue finestre - quel respiro che esce dal tuo sguardo chiama un nome immediato : la tua donna. E' fatta di ombre e ciclamini, ti chiede il tuo mistero e tu non lo sai dare. Con le mani sfiori profili di una lunga serie di segni che si chiamano rime. Sotto - credi - c'è presenza vera di foglie; un incredibile cammino che diventa una meta di coraggio. ( Alda Merini ) *** Io nacqui sposa di te soldato. So che a marce e a guerre lunghe stagioni ti divelgono da me. Curva sul focolare aduno bragi, sopra il tuo letto ho disteso un vessillo - ma se ti penso all'addiaccio piove sul mio corpo autunnale come su un bosco tagliato. Quando balena il cielo di settembre e pare un'arma gigantesca sui monti, salvie rosse mi sbocciano sul cuore : che tu mi chiami che mi usi con la fiducia che dai alle cose, come acqua che versi sulle mani o lana che ti avvolgi intorno al petto. Sono la scarna siepe del tuo orto che sta muta a fiorire sotto convogli di zingare stelle. ( Antonia Pozzi ) *** Non toccarmi, non sono questa cenere né la salvezza della carne viva non la rosa ma il canto di una cosa. Non toccarmi, non sento più dolore dell'oggetto composto in tutti i sensi da superfici: strati di bianco fino nel buio della profondità, steli d'aria dal cuore che è statue in elevazione uno stato di cose senza sguardo. Non toccarmi, non ho più intelligenza dell'albero che ciecamente frutta. Ho sentito qualcosa che sovrastava. Ho sentito che siamo incorruttibili. Ecco allora i bambini monumenti alla gioia del corpo quando è forte più del dolore, monumenti su coppe di silenzio e un rumore di botole su lastre bianche. Non toccarmi, non sono la pietra bianca e l'animale sotto la sua luce senza oggetto e la parte profonda del cielo come una tunica di rovi e il ruotare dei rovi. Sotto il sasso c'è un rivolo di sangue, un insetto senza speranza e senza dolore ma il suo canto si spegnerà per ultimo. Non toccarmi, ho sognato che in cielo ruotavano i pianeti e io tra quelli portavo il cuore esposto, perchè la terra è piccola per il dolore ma qualcosa perdeva sangue, ancora. Maria Grazia Calandrone
E ora questo " tu" e ora questa " lei" sono andati...
TULIPANI Per il mio compleanno mi hai portato tulipani. Voglio si aprano a ventaglio da un vaso basso. Questo, verde e bianco con lo smalto incrinato, di forma simile a un bulbo, sembra adatto. Tulipani raggiavano da questo stesso vaso in questo stesso giorno a New York... era il 1958, forse. Venticinque tulipani in luogo di venticinque candele, e cenammo alla luce dei tulipani. Di guerre ce n'è sempre un'altra, ma queste giubbe rosse alte e disciplinate hanno perso la loro battaglia. Recisi nel fiore, spediti vivi in esilio, per una settimana all'incirca sanguinano sull'attenti. Due artisti: l'una coglie l'anima incendiaria dei tulipani con audacia di stile; l'altro usa il pennello come il falco la vista. Quando Nerys sulla sedia a rotelle dipingeva tulipani, erano color fragola, come la sua chioma. Conferiva loro una vita ben più lunga di quella che la vita volle concederle. Quando la natura imita l'arte, capita che la natura perda il confronto. Tulipani attempati, che si apprestano a morire, ondeggiano sui loro colli titubanti lontani dalla madre acqua che li nutre, ossessionati da un'aerea fede nella luce. Queste donne tristi color malva - che contrastano le rughe dipinte con capelli ancora più rosa - si riversano alticce sul bancone del bar. Labbra, labbra, senza amore né appetito. Ma guarda. Nel centro di ogni fiore una stella nera, un ricettacolo di speranza, un germe di passione, il colore seminale della notte. *** QUOTA 84 NEL GIORNO DEL MIO COMPLEANNO Dalla torre degli anni che chiamo vita, guardo nel pozzo: non tempo ma spazio; non qui ma laggiù; non senso ma memoria; ovunque in nessun luogo - la storia incerta, il nodo al fazzoletto, il dove-siete- morti- onnipresenti, i vostri nomi in un istante mi riportano all'infanzia: a ritroso percorro la lunga strada fino al Natale e i suoi doni. Così il DNA modella la sostanza dei sogni, e la vecchiaia non ha motivo d'essere. Un sapore proustiano, un profumo, la musica di una frase sfidano la legge naturale cui si sottraggono. La vita sarà mia fintantoché io sarò la mia mente. E la gioventù ? Sofferenze, ansie e ferite, meglio ricordate che rivissute. *** IL MATRIMONIO Funzionerà - lo sente - ma solo se la spina dorsale di lei combacia esattamente col torace di lui e solo se le ginocchia di lui approdano proprio sotto le sue e tutt'e quattro appartengono allo stesso angolo. Tutto andrebbe bene se solo potessero guardarsi in viso. Anche com'è adesso c'è una ricompensa nel dover far collimare il naso con il collo il busto con la scapola l'inguine con il sedere mentre stanno dormendo. Hanno l'aria - almeno - di star andando in una stessa direzione. *** ANESTESIA Scivolano via senza mai dire addio, i vecchi amici su cui tanto contavo per dare tepore alle pieghe della memoria. E se per loro avevo dell'affetto, l'affetto deve imparare a soffrire in economia e non piangere. L'età è un esercitarsi della noncuranza, un anestetico, ché la tristezza delle nuove dipartite non rende male accetta quella finale. C'è un bianco risarcimento nel primo gelo che opprime il giardino. Non possiamo farci nulla se non lasciare che sia. E ora questo " tu " e ora quella " lei" sono andati : c'è sempre meno parte di me che dovrà morire. E non fanno paura quegli spazi vuoti. Anne Stevenson da Le vie delle parole
" Baisez - moi, ma doulce amie, par amour, je vous en prie. Non feray ! Et pourquoy? Si je faisais la follie, ma mère en serait morrie. Vela de quoy ! ( Testo in francese antico )
" Baciatemi, mia dolce amica, ve ne prego, per amore. Non lo farò. E perchè? Se facessi questa follia, mia madre ne morirebbe. Ecco perchè.
"Mille regretz de vous abandonner, et d'eslonger vostre fache amoureuse, jay si grand dueil et paine douloureuse quon me verra brief mes jours definer. "
( Testo in francese antico )
"Mille rimpianti per avervi abbandonata, e per aver lasciato il vostro amorevole volto. Ora vivo un grande conflitto e una pena così dolorosa, che su di me verranno veloci i giorni della fine ".
El grillo è buon cantore che tiene longo verso, dalle beve grillo canta. Ma non fa come li altri uccelli: come li han cantato un poco van de fatto in altro loco. Sempre el grillo sta pur saldo, quando la maggior el caldo alhor canta sol per amore.
Io non sono una donna divisa... DESIDERIO Facciamo che mastico desiderio e il succo esplode di ali di zucchero in bocca. Facciamo che ha il tuo sapore. Facciamo che potrei anche annegare se te ne vai per il tempo che occorre a un merlo per capire un pino. Facciamo che all'alba entriamo in pineta. Non abbiamo dormito e il solo oppio che abbiamo fumato è quello che esala dai nostri respiri congiunti. Facciamo che le stelle non hanno mai imparato a dire addio . ( Una è un gioiello di magia azzurra nel tuo orecchio perfetto ). *** FUOCO Una donna non può sopravvivere col solo suo solo respiro deve conoscere le voci delle montagne deve riconoscere l'eternità del cielo azzurro deve fluttuare con i corpi sfuggenti dei venti della notte che la conducono dentro se stessa. Guardami: io non sono una donna divisa io sono la continuità del cielo azzurro sono la gola delle montagne un vento notturno che brucia ad ogni suo respiro. *** E' SOLO UN SIOUX Chi crede di essere insomma è solo un Sioux disse lei bevendo un po' più in fretta per stare al passo ridiamo di nascosto perchè sappiamo come sono i Sioux e sappiamo di essere ubriache parole si disperdono veloci nella musica a tutto volume dei jukebox la mia voce arretra lontana nella bocca delle Sandia ma lei sta danzando a Pine Ridge dentro gli occhi di lui cavallo selvaggio. Joy Harjo da Un delta nella pelle
Portami il girasole impazzito di luce... Ripenso il tuo sorriso ed è per me un'acqua limpida scorta per avventura tra le pietraie d'un greto, esiguo specchio in cui guardi un'ellera i suoi corimbi; e su tutto l'abbraccio di un bianco cielo quieto. Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano, se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua, o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua e recano il loro soffrire con sé come un talismano. Ma questo posso dirti, che la tue pensata effigie sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma, e che il tuo aspetto s'insinua nella mia memoria grigia schietto come la cima di una giovinetta palma... *** Mia vita, a te non chiedo lineamenti fissi, volti plausibili o possessi. Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso sapore han miele e assenzio. Il cuore che ogni moto tiene a vile raro è squassato da trasalimenti. Così suona talvolta nel silenzio della campagna un colpo di fucile. *** Portami il girasole ch'io lo trapianti nel mio terreno bruciato dal salino, e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti del cielo l'ansietà del tuo volto giallino. Tendono alla chiarità le cose oscure, si esauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche. Svanire è dunque la ventura delle venture. Portami tu la pianta che conduce dove sorgono bionde trasparenze e vapora la vita quale essenza; portami il girasole impazzito di luce. *** Godi se il vento ch'entra nel pomario vi rimena l'ondata della vita: qui dove affonda un morto viluppo di memorie orto non era, ma reliquiario. Il frullo che tu senti non è un volo, ma il commuoversi dell'eterno grembo; vedi che si trasforma questo lembo di terra solitario in un crogiuolo. Un rovello è di qua dall'ero muro. Se procedi t'imbatti tu forse nel fantasma che ti salva: si compongono qui le storie, gli atti scancellati pel giuoco del futuro. Cerca una maglia rotta nella rete che ci strige, tu balza fuori, fuggi! Va', per te l'ho pregato - ora la sete mi sarà lieve, meno acre la ruggine. *** Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch'ora si rompono e ora si intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com'è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Eugenio Montale da Ossi di seppia
L' amore: il modo in cui penetra e continua ad emettere luce... PER TE Per te mi spoglio fino alla guaina dei nervi, mi tolgo i gioielli e li appoggio sul comodino, mi sgancio le costole, appoggio i polmoni ben stirati su una sedia. Mi sciolgo come un farmaco nell'acqua, nel vino. Mi rovescio senza macchiare, me ne vado senza sommuovere l'aria. Lo faccio per amore. Per amore scompaio. *** MOMENTI RUBATI Se è successo, è successo una volta. Adesso tutto è memoria - lui tagliava un'arancia: la buccia intatta, poi il coltello, lo spicchio gelato sollevato alla mia bocca, la sua bocca, la fine membrana fra di noi, l'arancia squisita, lingua, arancia, la mia nudità e la sua, il modo in cui mi ha spinto contro il frigo - Ora sento ancora le sue mani, il bacio che non durò, ma che mandò neuroni gemelli a balenare folli sulla corteccia. L'amore è spietato, il modo con cui penetra e continua ad emettere luce. Accanto alla stufa mangiammo un'arancia. E c'erano fiori viola sul tavolo. Era solo questione di ore. *** COSA VOGLIONO LE DONNE Voglio un vestito rosso. Lo voglio leggero e a buon mercato, voglio che sia troppo stretto, lo voglio portare finché qualcuno non me lo strappi di dosso. Lo voglio sbracciato e scollato - quel vestito - così nessuno dovrà immaginarsi cosa c'è sotto. Voglio andarci per strada passare davanti al discount e alla ferramenta con tutte quelle chiavi che brillano in vetrina, davanti al caffè dei signori Wang coi bomboloni del giorno prima, davanti ai fratelli Guerra che buttano i maiali dal camion sul muletto, issandosi in spalla quei lucidi grugni. Voglio andare in giro come fossi l'unica donna al mondo a caccia di una preda. Lo voglio davvero quel vestito. Lo voglio per confermare i tuoi peggiori sospetti su di me, per farti vedere quanto poco ci tengo a te o per farti vedere tutto, tranne quello che voglio. Appena lo trovo, lo tiro giù dalla gruccia perchè cerco un corpo che mi porti nel mondo, in mezzo alle urla del parto e a quelle dell'amore, e lo indosserò come ossa, come pelle, sarà lo stramaledetto vestito dentro cui mi seppelliranno. *** TU Tu eri una città con un solo telefono a gettoni che qualcun altro stava usando. Tu eri un bancomat con il prelievo temporaneamente non disponibile. Tu eri un link superato con il server fuori servizio. Tu eri invisibile a occhio nudo. Tu eri le due parti per milione di insetto tollerante nel burro di noccioline. Tu eri un autolavaggio da cui sono uscita sporca come c'ero entrata. Tu eri venti sacchi di riso che marcivano nella stiva di un aereo da trasporto fermo su una pista di volo in un paese stremato dalla siccità. Tu eri un posto di lavoro con duecento candidati per cui offrivi il minimo salariale. Tu eri grato per la mia sottomissione ma non sapevi proprio che fartene. Tu non eri un fornitore convenzionato. Tu non eri uno che concedeva rimborsi. Tu non eri disponibile a fornire spiegazioni. La tua tomba non era segnata, così ho vagato nel cimitero per ore, parte erba, parte sgretolarsi delle pietre. *** ALLEGRIA! Sgotta, sgotta, continua a sgottare, fregatene della pioggia. Come, niente secchio? Usa una scarpa. Sandali, eh ? Hai un paio di mani, bel tomo, e non piagnucolare per le manette o per l'albero spezzato. Pioggia, pioggia. Rema, rema, rema. *** IL MIO CUORE Quella baracca per polli in Mississippi. Quel tavolo con cicatrici di iniziali, quella piccola pista da ballo alla sinistra dell'orchestrina. Quel chiosco di caramelle e pacchianerie al centro commerciale. Quel casello e i guanti di gomma bianca del casellante che ti dava il resto. Quella cabina telefonica con il ricevitore strappato. Quel camerino nella boutique per feticisti, quelle tende e quegli specchi. Quella casa stregata al luna park, quel terrore, quella colonna sonora di urla. Quel cielo colmo di putti che facevano piovere doratura dal soffitto. Quel rifugio per camionisti, quella tazza senza fondo. Quel bioma. Quella riserva naturale. Quella pista d'atterraggio non segnata dalle luci su cui punti il tuo aeroplano, immaginandoti una voce nella torre. Immaginandoti una torre. Kim Addonizio da Lucifero allo starlite
Siamo perfetti per un duetto per voce sola... Questa calma femminile che ha di te la terra dove ti perdi, se ci metti un piede ... ti pedino da spia sul tuo passo ma non sono l'eterno che a tua volta pedini né sono il tempo che avaro ha solo nel disguido di noi stessi l'invalicabile leggerezza di cui è protagonista la luce. *** I TEMPI SERENI... un sorridere di compagnia mi portava a te e un'amabile acrobazia alquanto da prestigiatore che rimette di fronte due sosia puntellati dallo stesso assolo, non ci è bastata una vita per dare una data a un addio, tu con la superbia della viola il tuo madrigale o la tua tempesta di neve al profumare delle braci, mia ombra schietta e sgombra di me ... la stanza dei sottovoce dove ti spella fare l'amore sulle ginocchia come ai bambini un gioco, e anche un po' affezionati come quando nevica sì e no al nostro averci troppo da dire. *** DOPO UN ADDIO Ora, è dura davvero, per un di più di te nel ricordo, ma indicibilmente meno di una tua ombra, una tua voce, per un'ubbia - pensa - che ti figura alla ringhiera già mentre stavi rincasando: " Come ti è andata oggi ? " ora che a un altro lo dici, scopro che il difficile è questo : l'essere infelici con poco. *** DUETTO PER VOCE SOLA sono un tuo soprapensiero inseguendoti le ombre più lunghe dei platani col silenzio della pioggia che s'aggira, il fischio lungo modulato, prima di raggiungerti, nella memoria reciproca, mia speculare confidenza col tempo, siamo perfetti nel duetto per voce sola, mia itaca perenne di tutte le mie vite deviate nell'equivoco. *** SIMPATIA SIMILARE ora che ti sento nei polpastrelli una forma perduta e sola anche nel tatto mio, il male sottrattivo, puramente animale, pensa che ironia : clinicamente è la " simpatia similare " - le parole non serviranno sei il vuoto del braccio amputato che duole. *** LA DUPLICE OMBRA osceno fiordaliso su finissima porcellana bianca il tuo nome ha la perfezione calligrafica con cui cade l'accento della morte lascio impronte tue ogni mattina sulla neve immacolata, le piccole scale, per ricordarmi che esisti, e all'inverso per tracciarmi una rotta tutta mia miserabili femmine da strada noi la duplice ombra perduta nel crepuscolo della luce di un dio. *** L' IMBECILLITA' AL FEMMINILE accarezzo nelle tue gambe snelle, favolose dicono, solo la sveltezza delle tue lontananze da raggiungere, stivaletti alla moda, calze a rete, il tanga aperto sul davanti a ostia di vagina, ho smesso di chiedermi con chi andrai a condividerla e la tua bocca chiara come una festa ... scriviti almeno il mio telefono sul palmo qualora uno volesse farti del male come al confluire degli alberi appena stormiti vorrei darti un po' di freddo e di lume la terra arsa che nutre queste viti gli orti che assiepano il mare: odora di ultimo giorno questo tuo vanto di mille giornate ancora tutte da spendere, e pensare che i nostri nulla differiscono di così poco l'imbecillità è un'arte preziosa se la porti in salute me ne lascio sfogliare appena come un libro dei tuoi che in fretta riponi senza averne letto nemmeno una riga, l'imbecillità specie di una donna sta nel capolavoro riposto che non sai e neanche ti importa di sapere. Alberto Bevilacqua da Piccole questioni di eternità