venerdì 27 dicembre 2019

LA VECCHIA E LA VANITAS 1

 
 


(…) La Vanitas , che si diffonde nell' Europa della Riforma, delle
       sette religiose e della Controriforma, non è affatto un parente
       povero della natura morta, ma un parente molto più ricco. Ciò
       che nelle meravigliose tavole imbandite fiamminghe o nei
     succosi crostacei napoletani,o nella grassa selvaggina francese,
     in mezzo a vasi e piatti e cristalli preziosi e tovaglie e sopra -
     tovaglie di tela finissima perfettamente stirate, è solo ricchezza,
     orgoglio e vanità, nella " vanitas " è molto di più : è caducità e
     morte, vale a dire qualcosa che, dall'ordine della materia, passa
     all'ordine dello spirito. L'opera non è soltanto un oggetto di
     ammirazione : è anche un oggetto di meditazione. Con un solo
     quadro - insomma - due acquisti : l'immagine ci racconta una
     cosa : il godimento, e insieme il suo contrario : l'annientamento.
     Naturalmente se si aspira al supremo talento dell'ambiguità,
     bisogna saperci fare - come Baugin - che, al massimo, concede
     al formulario del genere una candela che non è neanche troppo
     consumata dalla fiamma, ma sempre imprime ai suoi oggetti
     fermi il sigillo di una desolazione, nel senso etimologico del
     termine, cioè " lasciar solo ". In genere però i pittori della
     vanitas vanitatum ci andavano pesanti:il  teschio faceva bella
     mostra di sé più o meno al centro della tela in mezzo ad oggetti
     più che allusivi, come gusci di conchiglie, ramoscelli secchi e
     attorcigliati, petali malandati, pipe spente e derelitte, e ceri che
     hanno perso l'ultima fiamma. Ma la terribile e mostrificante
     fuga del tempo aveva altri modi per dirsi.  (…)


                Elasabetta  Rasy   da    Figure della malinconia


 
Natura morta con libri ( Baugin )
 
 

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