venerdì 27 dicembre 2019

LA VECCHIA E LA VANITAS 3



(…) Qualcuno ha sostenuto che la donna aggredita dalla corsa
       irrispettosa del tempo fosse la madre del pittore; qualcun altro
       ha voluto ravvisare una somiglianza tra il volto della donna,
       che è appunto una madre, della Tempesta e il viso della
       misteriosa anziana dello spietato primo piano. Certo è che
       questa tela, precariamente e miracolosamente salvata dalla
     vecchiaia che tormenta le opere come gli umani,non ha soltanto
    o soprattutto le caratteristiche di un ritratto.I lineamenti - è vero
   - sono minutamente realistici: la bocca semisdentata, la piega
    nasolabiale come una ferita non rimarginata, le rughe come
  cicatrici e gli occhi non solo rimpiccioliti dalla fatica delle troppe
  cose viste - l'infinita fatica del guardare - ma come stabilmente
  prigionieri di quella particolare e disperata vivacità che solo le
  lacrime danno allo sguardo. E d'altra parte, malgrado il cartiglio,
  qui non è rappresentata una semplice figura allegorica: anche se
  dalla mano ripiegata spunta la scritta Col tempo, che è una
  sorta di beffarda didascalia dell'immagine, quella figura è reale.
  Anche perché la donna sulla tela sta parlando:il pittore l'ha colta,
  come in una polaroid, con la bocca semiaperta di chi sta dicendo
  qualcosa, qualcosa che dice anche con il gesto della mano, rivolto
  verso il petto coperto da una povera veste, mentre si affaccia da
  uno sfondo senza definizione,tenebroso come è l'abisso del tempo,
  ma anche il paesaggio della psiche.
  Guardami, dice inequivocabilmente quella donna : guardami. (…)


             Elisabetta  Rasy  da     Figure della malinconia


 
 
   La Tempesta  ( Giorgione )
 
  

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