domenica 29 dicembre 2019

ELEVAZIONE ( Ascoltando Paganini )

 
 
                                
                                       Qualcuno, da un angolo, suonava Paganini…


ELEVAZIONE

(…) Quella sera, nella strada, le foglie degli alberi erano parole. I
       vetri delle finestre,i balconi, i marciapiedi erano parole. L'aria
       stessa era fatta di parole, e per questo era assordante. Il
      frastuono spegneva i pensieri. Mi trovavo nella folla , fermo,
      guardavo come gli altri verso un punto. In alto, sul fondo della
      strada, comparve il funambolo: sul filo teso fra due palazzi,
    aveva appena cominciato l'attraversamento.Venne - improvviso-
    il silenzio. La voce di un violino si levò nell'aria. Era lontana e
    prossima allo stesso tempo. Pianto, e racconto. Qualcuno, da
    un angolo, suonava Paganini, mi sembrava di ravvisare il
    Largo del Quartetto 14: un violino solo prendeva nel suo suono,
    il suono della viola, del violoncello, della chitarra.
    Le foglie tornarono ad essere foglie. Così i vetri delle finestre, i
    balconi, i marciapiedi.Un passaggio di luce rivelò per un istante,
    sopra il filo, il viso del funambolo, che stava per raggiungere la
    metà del cammino. Le foglie degli alberi, i vetri delle finestre, i
    balconi, i marciapiedi erano di silenzio. L'aria era di silenzio.
    Anche il violino ora taceva.
    In alto, il funambolo, continuava il suo cammino.  (…)


                                               ***

LA DISTANZA

(…) " Vedi", disse fissandomi negli occhi " sto usando la tua lingua
        perché tu possa intendermi, ma sento che gran parte di quello
        che vorrei dirti resta al di qua della lingua, non è preso nel
        senso e nel suono della lingua, e allora è come se ti mostrassi
        soltanto la veste di un pensiero,la sua apparenza che - subito,
        appena detta - si perde nell'insignificanza  ".
       " Così ", continuò " è anche quando tu mi parli: sento che quel
        che mi giunge è solo la superficie di una verità che resta
        nascosta dentro di te o - se vuoi - nell'enigma che tu sei per
        me. Per questo non possiamo mai davvero incontrarci".
    " Ma gli occhi " azzardai " e tutto il corpo non possono riparare
       a questa insufficienza della parola ? "
     " Anche gli occhi, anche il corpo sono nell'apparenza ", rispose
       muovendosi verso la porta . " Voi dite visibile ", aggiunse, "
       dite tangibile, ma anche questo è solo superficie ".
       Fuori il giorno declinava. Sapevo che per alcuni della loro
       specie l'assenza di luce è fonte di grande turbamento. Per
       questo s'era affrettato a lasciare la stanza per volarsene chissà
       dove, certamente in un lago di luce .  (…)


                                             ***

L'ORECCHIO INTERIORE

(…) Lungo gli anni, con molti esercizi, aveva affinato i modi dell'
     ascolto.Sapeva distinguere, in esso, quello che doveva trattenere
   nella mente,da quel che poteva lasciar cadere nella dimenticanza
   Questa abitudine lo faceva apparire distratto, ma non se ne
   rammaricava perché, più egli chiudeva all'esterno l'orecchio, e
   più dentro di sé prendevano timbro e tonalità le voci e i suoni che
   davvero contavano. Attenzione e memoria erano alleate in questa
   ricerca. Amante della musica classica, faceva le sue scelte anche
   nel corso dei concerti: poteva poi risentire nella scena interiore
  con nitida riproduzione non solo un'aria o una romanza,ma anche
  variazioni e gradazioni tonali di una toccata, la tessitura di un
  tappeto armonico, le risonanze orchestrali di un' esecuzione al
  pianoforte solo. L'ascolto interiore in lui era diventato finissimo, e
  fuori dal lavoro poteva starsene a lungo raccolto in quel silenzio
  ricco di suoni. Ma col tempo sopravvennero sere in cui i suoni
  preservati con tanta cura cominciarono ad essere disturbati dall'
  inattesa incursione di altri suoni, i quali si mescolavano ai primi
  rovinandone ritmo e timbro: all'improvviso prendevano il campo
  frasi musicali o voci di un tempo ritenute insignificanti e vuote.
  La rivolta del suono escluso fu rapida, implacabile. Nello stesso
  periodo egli s'accorse di andare incontro , nella vita quotidiana, a
  una sordità sempre più forte. Ma di questo non se ne dolse: non
  ricevendo più suon e voci dall'esterno, poteva nel suo silenzio
  combattere meglio la battaglia contro il ritorno interiore di quel
  che era cancellato e ripudiato. Sarebbe stato più agevole il 
  compito che s'era proposto:edificare- dentro di sé - l'uomo nuovo,
  l'uomo armonioso.  (…)




                        Antonio Prete   da        Tutto è sempre ora 


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