martedì 31 dicembre 2019

PAROLE SU STRACCI

 
 

                                           La mano della vigilia che scivola sotto la pelle...


XXXVIII

mi fa male il cuore
è una finestra di calcinacci
è rumore
il mio cuore
una benda di cotone che mostra tutto
perfino le rughe
di una malinconia di contrabbando.


                                                ***

XXXVII

e se anche riuscissi a tradurre
in parola e carezza
la tua marea
tutto rimarrebbe come un sorriso che cade
sulla strada di piombo
nel fuoco
del mio cuore cane.


                                                ***

XXXIV

perché allora il ricordo di una notte
di una mezz'ora a primavera
di uno specchio di stupore in pieno cielo
si disfa come un rigo di fumo
fuori
dalla nostalgia della bocca.


                                               ***

XXIX

con qualche risata in mano
sotto un ponte di cielo
la tregua del vento / che solletica
quel che resta del tempo
quando  il sole non scalda che il giusto
e l'aria è un sorso
e poi un altro
e anche se lo sguardo si abbassa
è solo per una virgola di colore
sopra la trama / di un buon momento.


                                                ***
XXII


è leggerezza
come una foglia e un fantasma di neve
e il tocco e la fortuna di una donna in amore
e la mano della vigilia che scivola sotto la pelle
nel midollo del sonno
e si fa spazio.


                                              ***

XIII

e te ne stai nel silenzio di un bicchiere d'acqua e pane
così
in qualche modo aspettando per la solita volta
che la bolla scoppi
e lo stomaco rientri nei ranghi.
Una luce che boccheggia e il corpo secco di un pasto e cianfrusaglie
e il sospetto mezzo acceso di uno spreco di racconti.
Poi passi lo sguardo come uno straccio
sulle cose attorno e il riflesso
e non senti niente.
Non c'è più aria buona
da nessuna parte
solo qualche poltiglia di fatto
l'impasto di un'ironia
e lo zucchero di domani.
Certo
ogni tanto un po' di fame torna
ma dura poco.
E' una candela da quattro soldi.


                                               ***

XV

ho budella con trecce di bambole di peste.
la bocca che non ricorda.
ho occhi come bolle di fango.
sono circondato dal tempo
ho sangue da quattro soldi e vene scalze.
sono rotto.
sono stanco.
ho poca acqua e mani senza magia.
ho polmoni che scappano e dodici pensieri.
ho il mare alla mia destra
e una manciata di botte a cui far ombra.
sono una storia di cenere.



                               Luca  Ceccato   da     Parole su stracci



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