mercoledì 14 novembre 2018

LUI, IO, NOI ( Per Fabrizio De André )

 
 
 
 
                                                              Quando si muore, si muore soli…


(…) Del funerale mi assale solo una scultura mossa di facce ( la
       folla di persone che non l'avevano mai conosciuto, insieme con
       gli amici più cari;Paolo, tra gli altri,vulnerabile come non l'ho
       visto mai, senza neppure quella maschera inattaccabile di
       sempre che gli permettesse di rimandare il dolore a un'altra
       faccia ): e poi - uno per uno - i visi di chi non  c'era. Ma non
       parlo delle assenze ingiustificate, gli amici che mancavano.
       Parlo di mio padre Carlo. Di Luisa, di Giuseppe, di Mauro.
       Tutti gli assenti che condividevano l'assenza con lui e che mi
       lasciavano sola in quel momento affollato; ci lasciavano soli
       e divisi come la notte della mia liberazione.
       Ma senza più la speranza evidente del ritorno.
       Ci sono dei versi per suo fratello- tra gli appunti di Fabrizio -
       che mi emozionano tutte le volte che li rileggo.
      " A mio fratello si spaccò il cuore / in altura. Cosa dovrei
       lasciargli dal momento / che è morto: il peso di una poesia /
       l'arroganza di un verso ? / Mio fratello mi voleva bene / io
       gliene voglio ancora ".
       Io gliene voglio ancora . In un verso Fabrizio ci spiega il
       fuoco vero del dolore: lui che credeva nell'eterno flusso
      cangiante dell'amore, che ha cantato la bellezza di  Un amore
      che viene   e di Un amore che va , era perfettamente
      consapevole del fatto che il dolore si scontra testardo contro i
      muri del non ritorno; l'idea che qualsiasi messaggio in una
      bottiglia si affoga da sé- disperato - appena si accorge che non
      potrà mai essere letto.
      I versi per Mauro, il ricordo di Maria che piange di suo figlio
      ciò che le è tolto ; la costernazione divertita nell'accorgersi
     che,per quante schiere abbiamo attraversato,magari eludendole
     deridendole, cercando di sottrarci o provando a immergercisi
     dentro, " quando si muore si muore soli " : si muore per un
     esperimento sbagliato, per una debolezza lacerata e sfrontata
     del cuore; si muore impiccati da una legge che si fonda sul vizio
     del perdono e non lo conosce .  (…)


           Dori  Ghezzi   da   Io, Lui, Noi

2 commenti:

  1. Bello il brano, l'ironia e il modo di cantare una storia inconfondibile De André e intenso lo scritto

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  2. Sì, mi affascinano sempre la sua voce e i suoi testi, che trovo siano sempre di grande attualità( e poi in questo libro ci sono- scritti di prima mano - tanti episodi della sua vita ).
    Per chi fosse interessato,proprio in questi giorni è uscito un nuovo testo sul cantautore " Sguardi randagi".
    Vedrò di porlo nella lista di lettura.

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