sabato 24 novembre 2018

I REFLEX DI YUSUF

 
 
 
 Come posso farti sapere che ti sento…
 
 
 
E adesso che ci penso esisto
solo se mi guardi: di riflesso.
Essere alla Berkeley significa
non solo venire percepiti, ma
garantirsi un posto accanto
al nulla che da soli siamo.


                                        ***


Le tue mani hanno aperto il fuoco
e io ho creduto nel gioco delle parti
e ti ho facilitato i colpi. Nessuno però
sentì l'odore di bruciato, nemmeno io
per via dell'ipertrofia dei turbinati. Così
per così poco - con l'iuto, il mio -
hai smontato la passione di un gesto
con un'indifferenza senza peccato.
Il tuo contatto, le tue dita sul labbro inferiore
immobile alla mia opinione sull'amore
alla pressione superiore usata sul grilletto.


                                  ***


Quello che non volevo accadesse è accaduto
le mani si sono interrotte
la lingua e il palato hanno dato
un lampo chinino nella notte
una non luce calda come c'era
se ci fosse stata la saliva
avrebbe fatto il suo dovere
avrebbe sferrato il colpo
lasciato irrivelato il cuore
ariete del torace
che mi piace
che mi tace.


                                       ***


Vorrei potermi essere d'aiuto
farmi in quattro, davvero
come faccio? non basto
nemmeno più a me stesso.
Non ho proprio la testa,
mi dispiace, questa storia
" amerai il prossimo tuo
come te stesso", mi rovescia:
non fa che darmi in cerca
di me stesso in tutti gli altri.


                                           ***


Eccoci arrivati: il molo ancora caldo
accoglie altri nei vapori, accartocciati
zuppi sull'asfalto: i vasi dilatati
il corpo flesso, gli occhi chiusi
cuciti dal sale e il sole
sadico li cuoce ancora.
Ma venga, venga un'ora
in cui bruciano a noi gli occhi
e si chiedeva - all'ultimo - in ginocchio
salva almeno la coscienza.


                                  
      Kabir Yusuf  Abukar    da      Reflex



2 commenti:

  1. Bel modo di verseggiare, sì, quello di Yusuf, giovane di origini somale
    che studia Filosofia a Bologna.
    Pur essendo questa la sua opera prima, è stato finalista alla Gialla di Pordenonelegge lo scorso anno.
    E con grande merito, direi!
    Il brano è una Ninna Nanna africana che a me - ammalata seriamente d'Africa -
    è piaciuto di abbinare ( in virtù sia della giovane età dell'autore che come Augurio bene- dicente )-

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