lunedì 26 novembre 2018

A DIO PER LA PARETE NORD 2



(…) Noi occidentali non sappiamo dire cosa sia l'elefante nella sua
       interezza. Non abbiamo nemmeno una parola specifica per
       nominarlo. Qualche volta lo chiamiamo " Dio" . Ma l'elefante
       non è Dio nel senso che noi attribuiamo di solito a questa
       parola. Lo è in un senso completamente diverso. Così, per
       evitare confusioni, siamo ogni volta costretti a precisare:
       quando dico " Dio" non penso a un padre o a un amico, al
       creatore e al signore dei mondi, destinatario delle preghiere
       nei templi, nelle chiese, nelle sinagoghe o nelle moschee; non
       penso alla guida, al salvatore, al protettore degli uomini. Non
       so se un Dio simile esiste, ma comunque non è a lui che penso:
      quello è l'elefante in frammenti,mentre io cerco l'elefante intero
       Che cos'è l'elefante intero?. Semplice: è l'unità del reale.
       Che cos'è l'unità del reale?. Se un giorno ve lo chiedono e
       niente limita la vostra spontaneità, potete alzare la mano e
      additare il gatto spelacchiato in fondo al cortile o il minestrone
      nella pentola. E' una risposta ruvida, stupefacente, degna di un
      maestro zen. Personalmente non ne sono capace: per me è
      troppo. Così scrivo questo libro.
      Il vecchio apologo orientale dell'elefante ha un parallelo
      occidentale nel mito della caverna narrato da Platone :
      alcuni uomini vivono in una caverna e sono rassegnati a quella
      vita di buio e di isolamento. Non immaginano che sia possibile
      un'altra vita. Su una parete di fronte a loro danzano delle
      ombre. Gli uomini non vedono altro: sono affascinati da
      quelle ombre che prendono per realtà. Si sbagliano. Per vedere
      la realtà dovrebbero girare la testa: girare la testa verso la
      luce del giorno.  (…)


          Hervé  Clerc   da      A Dio per la parete nord

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