martedì 13 novembre 2018

LA MALINCONIA COME DONO




                                                      Melanconia mi fu sempre compagna…


(…)Per riconoscersi in una filosofia e in uno stile di vita autunnale
      occorre - era inevitabile e già evocato - confrontarsi con la
      parola e il concetto più autunnale che ci sia :il sentimento della
      malinconia.
      "Malinconia: cura secreta e fervore solitario".
       L'autunno ne è l'artefice. Così , evocando autunni senza
       stagione, Umberto Saba attribuisce a tale stato d'animo
      diffuso tanto un valore consolatorio e curativo, quanto
      un'energia all'apparenza inspiegabile. In quel " fervore " della
      parola che  rioffre vigore e passione a colei o a colui che sono
     stati ritenuti sbrigativamente depressi.Da chi non sappia vedere
     altro che tristezza nella malinconia.

     "Malinconia amorosa
     della mia vita,
     prima del cuore e ultima ferita;
     chi a cogliere i tuoi frutti
     ama l'ombre calanti, i luoghi oscuri,
     lento cammina, va rasente i muri,
     non vede quello che vedono tutti,
     e quello che nessuno vede - adora."

     E' questa la malinconia del poeta, della quale non può fare a
     meno e che gli offre senso e scopo di vivere.E' ben più pervasiva
     di quella offertaci da un oggetto d'amore insensibile e
     indifferente al richiamo. Quel che il poeta " adora ", e altri non
     possono vedere, rende questo sentire, così autunnale ( con i suoi
     raccolti, le sue ombre calanti, le sue oscurità nascenti), la fonte
     di schive e taciturne - quasi selvatiche - felicità. Il poeta oscilla
     fra lo strazio e l'eccitazione di sentirsi privilegiato e di poter
     custodire un sentimento autunnale che sa trasformare in
     luminosa occasione.

    " Melanconia mi fu sempre compagna.
     Ebbi solo da lei mie tante care
     gioie; quel bello m'ha fatto amare
     che le mie ciglia di lacrime bagna ".

     L'autunno risveglia -in totale innocenza - le malinconie.
     Né quei fantasmi che l'apparire delle foglie può più tentare di
     nascondere. Pochi giorni prima ancora nascosti, invisibili o
     celebrati secondo tradizioni dove la malinconia si trasforma in
     arte e bellezza. In centinaia di canzoni lontane di cui non è
     rimasta traccia, in altre recenti ascoltabili in lingue ignote.
     Colonne sonore - alcune - di film le cui trame raccontano di
     amori finiti, di addii, e - ancora una volta - di vecchiaie solitarie
     o di coppia, di occasioni perdute, di irrimediabili congedi. Dove
     gli sfondi sono tramonti, viali sfolgoranti, lande desolate. L'
    autunno ci offre i suoi scontati e appaganti chiché,il suo compito
    è garantirci quanto da questa stagione ci aspettiamo. Corredati
    da malinconie, lacrime e mestizie. E' tutto ciò che gli chiediamo,
    perché ci aiuti a scoprirne i volti all'insegna di catarsi e di
    purificazioni non concepibili in altri tempi dell'anno. Così come
    domandiamo al tempo del primo foliage* di sancire il ritorno
    della gioia, delle avventure di ogni sorta, di lasciare le fioriture
    il compito ad aprile, a maggio e a giugno di offrirci piaceri e
    istanti di pura felicità, nel corso di un tempo che - se non colto
    a dovere - almeno ci prepara all'attesa dell'estate. Ed è 
    considerato fuori luogo e fuori tempo chi non abbia smesso di
    ascoltare le canzoni di Prévert, Brel, Bob Dylan o di Francesco
    Guccini…
    I foliage ci chiedono di essere vissuti all'insegna dell'idea di
    un tempo più indeterminato, dilatato e complesso rispetto a
    quelli primaverili: sia nei giorni in cui si manifesta, sia prima di
    questi e dopo di essi. Giorni che possono restituirci- siano
    primaverili, estivi o invernali- momenti nei quali l'animo nostro
    pare riscattare una nobiltà che pareva dimenticata . (…)


    Duccio Demetrio  da   Foliage  ( Vagabondare in autunno )

*  L'origine della parola è inglese e come tale obbedisce alle regole
    previste dalla pronuncia di questa lingua. A lungo la si è
    impiegata per designare genericamente " il fogliame". Ma
    poiché il nome americano dell'autunno è " fall ", negli U.S.A e
    in Canada ormai è volto ad indicare il tempo  della caduta delle
    foglie..
    Si tratta di quel " leaves fall " che in tali paesi assume tutti i
    caratteri di un fenomeno spettacolare, quasi ignoto per la sua
    vastità e peculiarità in altri continenti.



                                            frida
                         

2 commenti:

  1. Sì,
    la scrittura di Demetrio denota sensibilità e apertura mentale, preparazione ed esperienza, avendo come proprio presupposto la condivisione di pensieri e sentimenti. Pertanto è sempre un piacere ( e un'arricchimento ) averci a che fare.

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