sabato 25 novembre 2017

LA RESURREZIONE DI CAMILLE

 
 

                                           Bronzo che balla, marmo che piange, pietra che ama...


(...)   La famiglia la dichiarò pazza e la rinchiuse in un manicomio.
        Camille Claudel passò là - prigioniera - gli ultimi trent' anni
        della sua vita.
       " Fu per il suo bene" dissero.
       Nel manicomio, carcere gelido, si rifiutò di disegnare e di
       scolpire. La madre e la sorella non l'andarono mai a trovare.
       Qualche volta si fece vedere suo fratello, Paul, il virtuoso.
       Quando Camille - la peccatrice - morì, nessuno reclamò il suo
       corpo. E ci vollero anni prima che il mondo scoprisse che
       Camille non era stata solo l'umiliata amante di Auguste Rodin.
       Quasi mezzo secolo dopo la sua morte, le sue opere rinacquero
       e viaggiarono e stupirono: bronzo che balla, marmo che
       piange, pietra che ama. A Tokyo, i ciechi chiesero il permesso
       di palpare le sculture. Poterono toccarle. Dissero che le
       sculture respiravano.  (...)

             Eduardo  Galeano    da    Donne

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