lunedì 27 novembre 2017
LE STORIE CHE CURANO ( Freud-Jung-Adler) 2
(...) Questa " storia", questa finzione, l'ho chiamata " base poetica
della mente". Immagino che la mente sia fondata non sulle
microstrutture del cervello o del linguaggio, ma su quelle storie
supreme, gli Dei, che costituiscono i modelli fondamentali del
nostro agire, credere, conoscere, sentire e soffrire, dove
possono persino trovare dimora. E' soltanto nelle storie che
questi Dei si mostrano ancora. La mente è fondata nella sua
stessa attività narrativa, nel suo fare fantasia. Quel " fare" è
poiesis . Conoscere la profondità della mente significa
conoscere la sue immagini, leggere le immagini, ascoltare le
storie con un'attenzione poetica che colga in un singolo atto
intuitivo le due nature degli eventi psichici, quella terapeutica
e quella estetica.
Nell'atto di cogliere l'immagine, la coscienza poetica e quella
terapeutica si fondono in un unico punto focale: l'interesse
appassionato per l'immagine. Tutti siamo pazienti dell'
immaginazione.
Il suo carattere di inutilità non solo allontana la psicoterapia
dagli schemi medici di guarigione e dai modelli secolari di
assistenza, ma la porta anche ad una miglior comprensione
dell'accusa che le viene mossa di essere un lusso cui indulge la
classe agiata. Elitaria, ombelicale, narcisistica; il divano, una
chaise - longue per il borghese, e l'appellativo di " nevrotico"
qualifica riservata soltanto a chi può pagare per sentirsi
definire tale.
Questi addebiti dimostrano quanto la gente comune abbia
avvertito che la psicoterapia è un'attività estetica.
Le stesse identiche accuse sono state rivolte all'arte. (...)
James Hillman da Le Storie che curano ( Freud-Jung-Adler)
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