venerdì 13 luglio 2018
LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO 2
(…) Quando sono felice penso che sia stato un bene, quando sono
infelice penso che sia stato un male. Però, anche quando sono
infelice, penso che mi dispiacerebbe non essere nata, perché
nulla è peggiore del nulla. Io - te lo ripeto- non temo il dolore.
Esso nasce con noi, cresce con noi e ad esso ci si abitua come
al fatto d'avere due gambe e due braccia. Io - in fondo - non
temo neanche di morire: perché se uno muore, vuol dire che è
nato, che è uscito dal niente. Io temo il niente, il non esserci, il
dover dire di non esserci stato, sia pure per caso, sia pure per
sbaglio, sia pure per l'altrui distrazione.
Molte donne mi chiedono: mettere al mondo un figlio, perché?
Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito
e offeso,perché muoia ammazzato in guerra o da una malattia?
E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo
freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici,
che viva a lungo per tentare di cancellare le malattie e la
guerra. Forse hanno ragione loro. Ma il niente è da preferire
al soffrire? Io, persino nelle pause in cui piango sui miei
fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire
sia da preferirsi al niente.
E se allargo questo alla mia vita - il dilemma nascere o non
nascere - finisco con l'esclamare che nascere è meglio di non
nascere. (…)
Oriana Fallaci da Lettera a un bambino mai nato
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