lunedì 23 luglio 2018

SCENE DA UN MATRIMONIO 2

 
 
 
(…) Shlomo non sopporta la mia ansia. La scambia per mancanza
       di fiducia in me stessa e per lui. Pensa che sia una debolezza.
       Lo so come funziona: anch'io odiavo l'ansia di mia madre, ma
       capivo che era una malattia. Odiavo la sua ansia, non lei.
       Shlomo non capisce le malattie perché non si è mai ammalato.
       A sentir lui, gli è capitata solo la disgrazia di innamorarsi di
       me, nella vita. Per questo a volte temo che al primo accidente
       rischi di spezzarsi  in due, come un albero colpito dal fulmine.
       Ma Shlomo sa proteggersi. Io non ne avevo mai sentito il
       bisogno, prima. Ho vissuto godendo di tutte le emozioni fino
       in fondo: mi piace sentirmi esaltata e persino sconvolta, dalla
       vita. Shlomo invece è lineare, distaccato. Lo è sempre stato,
       ma un tempo sapevo che mi amava. Ora non più.
       L'ultima volta che gliel'ho chiesto, ha risposto: " Non lo so e
       non lo voglio sapere".Me lo ha scritto in un messaggio:quando
       l'ho letto, ho sentito un dolore acuto al petto,come se mi avesse
       sferrato una coltellata.
       La freddezza di Shlomo mi fa male in un punto preciso del
       corpo.
       La prima volta che abbiamo fatto l'amore, nella sua stanza
       bianca di Neve Tzedek, per me è stato bellissimo, non so se lo
       sia stato anche per lui. Shlomo non parla di queste cose.
       Shlomo non parla di sentimenti, sesso, salute.
       I primi anni che stavamo insieme, la sera - ogni tanto -
       mettevo un disco e ballavamo abbracciati. Quando facevamo
       l'amore mi diceva che mi amava. Ma abbiamo sempre litigato,
       anche allora: parole dure come pugni in testa.
       I silenzi con cui mi puniva per settimane - dopo ogni lite -
       erano ancora più crudeli: una morsa attorno al cuore, un'
       asfissia, una tortura. Ora litighiamo meno, ma i suoi silenzi
       durano mesi. E io ogni giorno devo inventarmi qualcosa per
       sfuggire al dolore della sua distanza: un viaggio, un lavoro,
       una nuova amicizia. Dieci gocce di Xanax. Un gin tonic.
       Eppure, non posso lasciarlo. (…)


             Daria  Bignardi   da    Storia della mia ansia

2 commenti:

  1. davvero struggente e come la capisco per quei silenzi che stritolano l'anima...

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  2. Un certo tipo di silenzio- duro e rancoroso - fa molto male a una relazione.
    E' come un muro che impedisce lo scambio ( che a volte può essere anche acceso )di pensieri e opinioni ed è simile , nella sua genesi , alla morte ( il nulla ). Rappresenta inoltre una modalità ( subdola ) per mancare di rispetto a una persona, non tenendola neppure in considerazione.
    O degna di una risposta.
    Il silenzio simile al nulla ( e che considera l'Altro nulla ) uccide più di un'offesa.

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