Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa al sole…
(…) Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal
nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un
tratto - in quel buio - s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri.
Esistevi. E' stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata.
Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con
tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di
precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante.
Ora eccomi qui, chiusa a chiave dentro una paura che mi
bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo. Cerca
di capire: non è paura degli altri. Io non mi curo degli altri.
Non è paura di Dio. Io non credo in Dio. Non è paura del
dolore. Io non temo il dolore. E' paura di te, del caso che ti ha
strappato al nulla per agganciarti al mio ventre. Non sono mai
stata pronta ad accoglierti, anche se ti ho molto aspettato.
Mi son sempre posta l'atroce domanda: e se nascere non gli
piacesse? E se un giorno tu me lo rimproverassi gridando:
" Chi ti ha chiesto di mettermi al mondo,perché mi ci hai messo
perché ?".
La vita è una tale fatica, bambino. E' una guerra che si ripete
ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi
che si pagano a un prezzo crudele. Come faccio a sapere che
non sarebbe stato giusto buttarti via, come faccio a intuire che
non vuoi essere restituito al silenzio?. Non puoi mica parlarmi.
La tua goccia di vita è soltanto un nodo di cellule appena
iniziate. Forse non è nemmeno vita, ma possibilità di vita.
Eppure darei tanto perché tu potessi aiutarmi con un cenno,
un indizio. La mia mamma sostiene che glielo detti e che per
questo mi mise al mondo.
La mia mamma - vedi - non mi voleva. Ero incominciata per
sbaglio, in un attimo di altrui distrazione. E perché non
nascessi, ogni sera scioglieva nell'acqua una medicina. Poi
la beveva, piangendo. La bevve fino alla sera in cui mi mossi
- dentro il suo ventre - e le tirai un calcio per dirle di non
buttarmi via. Lei stava portando il bicchiere alle labbra: subito
lo allontanò e ne rovesciò il contenuto per terra.
Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa al sole, e se ciò sia
stato un bene o un male, non lo so. (…)
Oriana Fallaci da Lettera a un bambino mai nato
Un bel brano questo della Fallaci. La maternità e (anche) la paternità è impresa ardua e la si affronta in tanti modi, spesso con una sana dose di incoscienza. Si perché le molte domande in proposito potrebbero non trovare mai risposte e gettarsi nel panico. Così mi pare che rassegnarsi al Fatto che il mondo gira così e che quella nascita è parte di un infinito movimento della natura , mi pare la cosa più ragionevole.
RispondiEliminaE' vero: questo brano che costituisce l'Incipit del libro, è davvero ben scritto e ci riporta non solo ad un " clima " sociale degli anni 70- 80 con tutte le problematiche annesse, ma ancora oggi fa riflettere perché " dare" la vita ( se non lo vediamo solo come un puro fenomeno biologico ) in fondo pone molti interrogativi: etici, sociali e anche economici ( ma se li faranno le giovani coppie ? Forse no, altrimenti il calo demografico che già si registra subirebbe un ulteriore decremento ).
RispondiEliminaHo comunque volutamente scelto un brano diciamo di " impostazione laica", perché per i credenti - si sa - il tema della maternità/ paternità assume un ben diverso significato.
Ma non volevo che il problema fosse visto e trattato come una problematica di ordine confessionale, bensì come un evento universale perché - non dimentichiamolo - dare la vita è prima di tutto un atto d'amore. E come tale ci riguarda tutti.
Grazie per il tuo intervento.