giovedì 20 luglio 2017
VITA CON LACAN 3
(...) Alle " Giornate " dell' Ecole, Lacan interveniva ormai di raro,
esprimendo spesso la sua stanchezza, fino a segnare la
chiusura dei lavori con una semplice frase : " La cosa è durata
abbastanza".
Ero arrivata al punto di chiedermi e di chiedergli se la
psicoanalisi lo interessasse ancora, e persino - domanda
stupefacente che testimoniava il mio smarrimento - se l'avesse
mai interessato. E l'accento cadeva sulla parola " passione".
Da un certo punto di vita, quella passione c'era sempre, più
purificata e quasi radicalizzata nella sua ossessione per i nodi.
Ma il disinvestimento da ogni altra cosa era tale da farmi
dimenticare la sua curiosità incessante e la sua allegria di un
tempo.
Questo suo rinchiudersi in sé corrispondeva tuttavia anche al
mio stato d'animo. Faccio fatica oggi a rivivere il ricordo di
quel momento, perché era molto vicino a una forma di
nichilismo che mi è diventato del tutto estraneo. Tuttavia, se
con nichilismo si intende l'annientamento di tutti i valori, il
termine non si addiceva né a lui, divorato dalla passione per i
suoi nodi, né a me, che mettevo al di sopra di tutto il mio
investimento nella psicoanalisi. Mi sentivo stranamente in
sintonia con lui, come se ritrovassi un antico ideale: un
ridurre all'osso attraverso quella riduzione alla corda cui
assistevo. Prima di conoscerlo, ero animata dalla ricerca dell'
irriducibile, dell'unica cosa che resistesse, qualunque fosse, e
dalla determinazione di infischiarmene di tutto il resto.
Un ideale, una ricerca non lontani dalla forma di ascetismo
che Lacan incarnò per me durante quegli anni di silenzio.
Le vanità si consumavano nel fuoco di un disprezzo per tutto,
tranne che per l'essenziale. La vita con lui era - allora - come
un grande rogo in cui sparivano tutti i falsi valori.
Mi sembrava così di essere in comunione con lui, non già nella
passione per i nodi, che facevo fatica a condividere, ma nel
disinteresse che mostrava per tutto ciò che non fosse l'unico
oggetto della sua passione. Lì si ritrovava la sua
concentrazione di sempre e il suo stile, che era quello di andare
dritto al punto senza farsi sviare da altro: era però una
concentrazione svuotata, che aveva fatto il vuoto attorno e non
poteva più cambiare oggetto come prima. (...)
Catherine Millot da Vita con Lacan
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