La Danse Macabre
(...) Piet Kuiper, già direttore della Clinica psichiatrica dell'
Università di Amsterdam, venne colpito da una psicosi
depressiva che durò tre anni, parte dei quali trascorsi in lunghe
degenze in ospedale psichiatrico. Raccontò poi la sua
esperienza estremamente dolorosa in un diario che è di un'
incandescenza emozionale quasi insostenibile.
In questo suo libro di straziata bellezza, lo psichiatra olandese
scende negli abissi della sua anima devastata dal dolore, e
della memoria ferita che lo porta a confrontare il presente
e la sua condizione di malattia con il passato lontano e vicino.
Un passato che lo aveva visto per molti anni curare e assistere
negli stessi luoghi in cui ora doveva a sua volta essere curato,
con psicofarmaci che conosceva bene, ed essere assistito dagli
stessi psichiatri e dalle stesse infermiere a cui - sia pure
collegialmente - assegnava compiti e dava direttive. Lo
psichiatra olandese si confrontava giorno dopo giorno con una
malattia che - diversamente da quello che avviene abitualmente
in una depressione anche psicotica, non si concludeva mai, e
che spegneva ogni traccia di speranza. Non bastava cambiare
i farmaci, non bastava ascoltare le opinioni di altri psichiatri
ad alleviare la lacerazione depressiva dell'anima. Non sono
infrequenti - questo lo si sa - i disturbi psichici negli
psichiatri, che incorrono talora nel fascino stregato del suicidio
della morte volontaria. E nondimeno ciascuno di noi non può
non sentirsi immunizzato nei riguardi di malattie e di sofferenze
psichiche che conosciamo bene quando si manifestano negli
altri, ma che non riconosciamo più quando siamo noi a
riviverle: nel nostro corpo e nella nostra anima. Ma, quando
infine la malattia scompare, non si è più in ogni caso quelli che
si era prima. Anche a questo riguardo, le cose che lo psichiatra
olandese scrive, fanno pensare ancora più drammaticamente
al mistero del dolore dell'anima e al mistero della solitudine
che la presenza delle persone amate riesce - ma non
completamente - a incrinare; e al mistero della speranza che è
la sola mongolfiera - fragile e inconsistente - sulla quale si
può, nonostante tutto, salire: anche nelle più profonde notti
oscure dell'anima . (...)
Eugenio Borgna da L' ascolto gentile
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