IN DIALOGO
(...) Un dialogo terapeutico non può se non svolgersi nel contesto
di una relazione: noi siamo relazione in ogni ora della nostra
vita, e in particolare nel momento in cui un paziente si incontra
con un medico, e in misura ancora più radicale con uno
psichiatra. Non c'è conoscenza - in psichiatria - se fra noi e gli
altri da noi non nasce una conoscenza dialogica
reciprocamente dotata di senso; ma perché possa sgorgare una
relazione che sia fonte di conoscenza e di cura, e che aiuti a
ritrovare le parole che curano, è necessario conoscere le
emozioni che vivono in noi, e le emozioni che vivono nell' altro
da noi con cui entriamo in dialogo. Ma come riconoscere la
cascata infinita delle nostre e delle altrui emozioni, e come
avviarsi lungo i sentieri interrotti che portano nei vortici della
nostra interiorità e ci consentono di immedesimarci in quella
altrui? Solo non stancandoci mai di guardare dentro di noi
in questa ricerca continua di quello che siamo e di quello che
si anima nella nostra interiorità. Certo, ci sono attitudini
diverse a compiere questo cammino di conoscenza, e non
sempre sono legati a formali parametri professionali.
La linea segreta di ogni psichiatria umana e gentile dovrebbe
essere la disperata attenzione a cogliere i significati della
sofferenza che non si vedono, che sono al di là della soglia del
visibile, e che si nascondono in noi e negli altri, gli altri che
stanno male in particolare. Senza la ricerca ardente e febbrile
dei valori e dei significati che si animano nella nostra
interiorità e in quella degli altri, la psichiatria non può
giungere a cogliere le radici profonde del dolore dell'anima e
del dolore del corpo. Ancora: senza la ricerca di quello che ci
unisce, al di là delle differenze, ai fantasmi e alle ombre, alle
figure e alle dissolvenze, al dolore e alla sofferenza che fanno
parte delle esperienze psicopatologiche, non si riesce ad
aiutare chi sta male. E nemmeno si riesce a salvaguardare la
propria interiorità, che tende fatalmente a inaridirsi e a
spegnersi, divenendo monade dalle porte e dalle finestre chiuse
e sigillate. In questa archeologia della vita, le parole di
Nietzsche sono ancora una volta indispensabili, quando ci
invita a non essere ranocchi pensanti, e ad essere capaci di
accogliere nel cuore molte cose. L'introspezione è la premessa
dell'immedesimazione che non è se non la ricostruzione della
vita interiore degli altri, immaginandola. (...)
Eugenio Borgna da L' ascolto gentile
Pienamente condivisibile il testo di Borgna, ma meraviglioso - a dir poco - il brano arrangiato dai 2Cellos!
RispondiEliminaGrazie di cuore!!!
Pienamente condiviso anche il tuo commento. Un grazie sincero e un abbraccio.
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