giovedì 20 luglio 2017
VITA CON LACAN 5
(...) Venne il momento in cui, nel lavoro che continuavo a portare
avanti con lui, si svelò una verità che cominciò a rendermi
disperata. Con una frase, Lacan era riuscito a non cedere sul
suo taglio e - contemporaneamente - a mitigarne gli effetti. Fu
la grande svolta terapeutica della mia analisi. In fondo l'ansia
che mi abitava da sempre fu come spazzata via. Non più morse
al petto né contorcimenti di stomaco: entrai in una pace del
corpo che non avevo mai conosciuto. Insegnare, scrivere erano
per me una tortura, e anche questo sparì di colpo. Fu come se
fossi diventata transitabile e la vita fosse diventata vivibile.
Sgombrato il terreno, l'evidenza di un desiderio si rivelò nella
forza di un imperativo: il problema di un figlio divenne all'
ordine del giorno, e con tanta più urgenza perché l'età
incalzava. Ma era troppo tardi per avere un figlio da Lacan.
In nome di questo desiderio che l'analisi con lui aveva
scatenato in tutta la sua virulenza, e che io non volevo restasse
lettera morta, poiché ai miei occhi avrebbe invalidato l'intero
percorso, ebbi allora la crudeltà di separarmi da lui per avere
una possibilità di realizzarlo. Per ma fu una lacerazione, per
lui un terremoto.
Continuavo a fargli visita tutti i giorni, lo accompagnavo a
volte a Guintrancourt, ma non dormivo più in rue de Lille.
Jacques - Alain ( genero di Lacan n.d.r ) ha raccontato che
una sera lo psicanalista si infilò nel letto di suo figlio Luc.
La richiesta silenziosa era chiara.
Jaques- Alain e Judith gli fecero posto accogliendolo .
Seguirono due anni dolorosi. Si dovette attraversare il dramma
della dissoluzione dell' Ecole freudienne, sopportare la
violenza che allora si scatenò e che non lo risparmiò. Rimasi
sola, troppo infelice per avere un incontro, assistendo con pena
crescente al declino della sua salute. Quando seppe di avere
un tumore all'intestino, Lacan rifiutò di curarsi. A Judith,( la
figlia ) che gli chiedeva il perché della sua scelta, rispose:
" Così, per capriccio ".
E' stato detto che aveva paura delle operazioni. Non ho mai
visto Lacan avere paura di alcunché. Faceva parte del suo
stile non voler prolungare i suoi giorni. Tuttavia, all'ultimo
momento, accettò un intervento chirurgico. Ero fuori Parigi,
ma rientrai immediatamente. Mi accolse in silenzio e con un
sorriso. Nelle ore che seguirono la sua operazione, prima che
entrasse in coma, non vidi in lui alcun segno di angoscia.
Ritornai a Guintrancourt alcune settimane dopo. Nello studiolo
verde, sentii aprirsi in me, scossa dai singhiozzi, un buco nero
e senza fondo. (...)
Catherine Millot da Vita con Lacan
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