morire in un museo di vetro, lasciando una raccolta di luce...
Il mio cane colleziona ossi, li seppellisce
nei cuscini del divano come se
ve li sotterrasse, per poi tornare e trovarli
interi e non consumati dai vermi.
Mio marito fa collezione di lividi, tiene conto
di quelli che gonfiano la pelle, di quanto
si espandono gli iceberg violacei. Colleziona
corde di basso, vi forma nodi scorsoi,
cappi bronzati. Mio padre colleziona
parole, leggendo di tutto e nascondendosi
in tasca semi di girasole
da sgranocchiare senza dover
parlare. Fa collezione di secoli e regni
in un cybermondo dove lui è guerriero e signore
e conta qualcosa. Mia madre, lei colleziona
l'accumulo, conserva la mia stanza come un mausoleo
in cui manca il corpo. Il nonno colleziona repliche
di sé: uno scacchista, una testa capelluta,
una lezione su come pulire il banco
con bicarbonato e mano ferma.
La nonna fa collezione di figli
e nipoti, ne seppellisce le ansie
nel petto come se ve le sotterrasse.
Mi dice di non cercare
le ossa, dice che accumulare significa
ben poco e che l'uomo che collezionò
milioni di lampadine
morì lo stesso
in un museo di vetro, lasciando
la sua raccolta di luce.
Julia Kolchinsky Dasbach da Narrative Magazine
Nessun commento:
Posta un commento