lunedì 28 agosto 2017
REATO DI VITA ( Alda Merini ) 2
LE PRIME NOZZE
(...) Mia madre lasciò che mi sposassi prestissimo, mentre si era
opposta quando avevo chiesto di entrare in convento.
Mio padre si oppose, ma lei fu molto decisa e disse giustamente
che la vita in famiglia di una madre è molto più meritevole ed
onerosa di quella dei santi e non c'è grazia che possa
illuminare una madre se non quella che viene direttamente da
Dio. Fu così che Dio entrò nel mio matrimonio, un matrimonio
cercato per sfuggire alla bramosia dell'esistenza che voleva la
mia carne e la mia giovinezza per farne un tripudio di vana
gloria.
Si trascura spesso nelle mie biografie e nelle interviste il mio
matrimonio con Ettore, durato una quarantina d'anni, che
viene ad essere confuso con quell'atroce silenzio di cui mi si
fa carico. In realtà solo dieci di questi trentanove anni furono
passati in casa di cura e soffro quando sento che lo si vuole
accusare di aver lasciato che mi ricoverassero, perché non
credo che avrebbe voluto regalarmi quelle atrocità. Anche le
mie figlie sono d'accordo nel ricordare un padre amorevole e
premuroso sebbene assolutamente incapace di badare alle
faccende di casa. Se qualcuno volesse vantarsi di avermi
ricostruita, farei notare che io ero costruita ancora prima della
nascita e la mia vita non sta nelle mani dei medici come non
stava in quelle di mio marito, ma in quelle del destino.
Mio marito Ettore era un uomo virtuoso, elementare, se per
elementare si intendono gli elementi della natura. Non era un
eroe da leggenda costruito sulla falsariga di ignobili date.
Il suo realismo mi tenne sempre in piedi. Se è vero che - a suo
tempo - mi fu dato anche qualche salutare scapaccione, lo ha
fatto un po' punto dalla gelosia, ma soprattutto per tenere viva
in sé quell'immagine virile alla quale sono poi stata fatalmente
fedele.
Quando madonna Follia ci prende alla gola, quando si sogna,
avviene fatalmente una sfocalizzazione della realtà: l'uomo
cade in un panteismo divino e non capisce più quando è ora
di adeguarsi al ritmo della vita o - come il filosofo - vi ha già
rinunciato. (...)
Alda Merini da Reato di vita (Autobiografia e poesia )
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