E' come dire che gli angoli delle mie ossa vanno in mille pezzi...
Per anni ho provato a stanarti
dal doppiofondo umido delle mie
ossa. Sarebbe stato uno spremerti
via dagli occhi se solo ti avessi
trovata in tempo - invece è stato
un chiedere invano senza risposta.
Sarà che certe cose a quindici anni
non si possono ancora capire
- mentre tu in silenzio già strisciavi
nelle stanze disabitate
incorrotte del mio corpo.
Sarà che la voce interna fiorisce
solo a forza di strappi e toppe
mai ricucite - da lì sguscia l'anima.
Eppure seppellito sotto mucchi
di foglie secche un indizio c'era
- un debole presupposto
inavvertitamente esisteva:
il rifiuto del padre, il rigetto
della sua assenza - la sua voragine,
la preponderanza del ruolo
materno, l'ombra femminile
troppo a lungo riflessa.
Fu nel vuoto che ti conficcasti:
una scheggia di legno mentre
si chiudono le finestre
che sbattono sole al vento.
Fosti il compromesso da accettare,
la voce interna da nutrire,
la preghiera da salmodiare
in ginocchio, l'ultima toppa
sgraziata da ricucire - sul cuore.
Giovanna Cristina Vivinetto da Cespugli d'infanzia
Nessun commento:
Posta un commento