martedì 25 ottobre 2022

L' ARRESTO IN GABBIA


      

                                         La bellezza non si stringe, non si possiede...




" L' indagine poetica di questa raccolta parte dall'immagine di copertina : un uso del linguaggio non verbale che simboleggia un cerchio luminoso e sbarrato attorniato dal buio pesto. Questa foto, è essa stessa premessa alle poesie, una via di accesso a una raccolta con delle scelte tematiche in cui l'indagine dell' Io mette al centro la caducità della vita umana e le parabola di oblio che la attraversano. La luce è sbarrata e attorno non ha nulla, quasi fosse simbolo di un viaggio terminato lì, dove non trova più aneliti di libertà né di contatto. Uno spostamento verso il buio, l'ignoto che si raggiunge nel perenne movimento che dall'alto - repentinamente - raggiunge il basso. E tutto si smarrisce. Perde forma, meta. " .  (  G. Bocchinfuso )



                                                


NULLA CHE NON SIA OMBRA ALLA LUCE


I


Stamane avrei voluto stringerla quella vita

quella bellezza: tutto

quell'autunno al cospetto degli occhi.

                                          Ma la bellezza

non si stringe non si possiede :

si contempla si contiene si lascia..



II


Anche solo esser ombra su una strada

anche solo esser aria che spira

o foglia, che volteggia e si posa

nello sguardo

              che innerva

                         nella sfera

l'immane

movimento della vita.



                                            ***


BISBIGLI


Poi v'è quel modo

di star dentro alle cose

- di starvi poggiato,

fra valichi e case - ;

bisbigli luci salmodie afflati,

tenui raschiano

un freddo.



                                            ***


GIU'


S' innesta, s' appresta

- giù -

nella scorta di delirium

un tuo monile.


Tu in ogni caso

percorri un calvario.


Dischiudendolo,

ne suggelli il fulcro.



                                          ***


A FONDO INFISSA


Muri scontrosi in Contrada Santa Croce avanzano

- adornano diafano un viso - fra scaglie residue

d'un tempo rimasto a ciò che del tempo tuo

ti rimane e l'immensa corona di spine

ogni giorno più a fondo infissa

nel cranio d'avorio e aria

che t'è toccato in vita.



                                     ***


AVVENTO


Defraudato nel corpo

dal corso di ogni possibile

avvento e nella mente dal

presente nell'assenza d'ogni

essente: la tragicità del vero -

il divenire incarnato d'un calco.



                                   

                            Gabriele  Gabbia   da      L' Arresto



4 commenti:

  1. A volte il dispiegarsi della Natura, l'armonia di un fiore, la complessità del lavorìo di un insetto, la guizzante muscolatura di un puledro che corre in libertà, la fluidità di una danza, li si vorrebbe stringere tra le mani e tenerli per sé e richiamarli a piacimento in una contemplazione estatica ma, come un novello Faust conscio delle conseguenze, possiamo solo dire :"Fermati, sei bello!"

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  2. Hai commentato " al meglio", cioè poeticamente, queste interessanti liriche di Gabriele Gabbia.
    " La bellezza si contempla, si contiene, si lascia ".
    grazie!

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  3. A meno che non la si fabbrichi noi, bellezza. A quel punto subentra un virtuoso, egocentrico, non lasciarla..

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  4. Giusto : non abbiamo molte altre " consolazioni ! "

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