E' PERICOLOSO LEGGERE I GIORNALI
Mentre costruivo accurati
castelli nel recintino di sabbia
le fosse scavate alla svelta si riempivano
di cadaveri spinti dai buldozer
e mentre andavo a scuola
pettinata e linda, i miei piedi
sulle crepe dell'asfalto
detonavano bombe vermiglie.
Ora sono adulta
e alfabetizzata, e siedo sulla mia sedia
placida come un fuso
e si incendiano le giungle, il sotto-
bosco si fa pesante di soldati,
i nomi sulla mappe
complicate salgono in fumo.
Sono io la causa, sono una massa
di giocattoli chimici, il mio corpo
è un congegno mortale,
mi protendo con amore, le mie mani diventano pistole,
le mie buone intenzioni sono del tutto letali.
Persino i miei
occhi passivi trasmutano
tutto ciò che guardo in una foto
di guerra in bianco e nero
come
posso fermarmi?
E' pericoloso leggere giornali.
Ogni volta che batto un tasto
su questa macchina elettrica
per parlare di un placido albero
esplode un altro villaggio.
( The animals in that country, 1966 )
***
LA DOPPIA VOCE
Due voci
a turno usavano i miei occhi.
Una era forbita
dipingeva ad acquerello
usava un tono pacato parlando
di montagne o cascate del Niagara,
componeva versi edificanti
e si commuoveva per i poveri.
L' altra voce
aveva un altro sapere:
che gli uomini sudano
sempre e bevono spesso,
che i porci sono porci
ma vanno mangiati
comunque, che i bambini non nati
marciscono come ulcere nel corpo
che non c'è niente da fare
per le mosche.
Una vedeva attraverso i miei
occhi appannati, ogni giorno più
sbiaditi, foglie rosse
i rituali delle stagioni e dei fiumi.
L'altra trovò un cane morto
una festa di larve
mezza sepolta fra i piselli dolci.
( The journals of Susanna Moodie , 1970 )
***
SI DA' DI OGNI COSA UNA COSA SOLTANTO
Non un albero ma l'albero che vedemmo,
non esisterà mai, spazzato dal vento
e piegato verso il basso
in quel modo. Ciò che incalzerà la terra
più avanti, e ne farà estate, non sono
erba, foglie, ripetizione, dovranno
esserci altre parole. Quando i miei
occhi si chiudono, la lingua scompare. Il gatto
con la sua faccia divisa, mezza nera e mezza arancio
s' accuccia nel mio cappotto malconcio, bevo il tè,
le dita seguono la curva della tazza, impossibile
duplicare questi sapori. Il tavolo
e i piatti più strani rilucono piano, consumano se stessi,
volgo lo sguardo verso te e tu accadi
in questa cucina d'inverno, casuale come gli alberi o le frasi,
entri in me, sfumi come loro, col tempo sparirai,
ma il modo in cui balli da solo
sulle piastrelle al ritmo di una vecchia canzone mono- tona e triste,
così contento, agitando il cucchiaio nella mano, ciuffi di capelli arruffati
dritti sulla testa, è il tuo corpo
sorpreso, il piacere che mi piace. Riesco persino a dirlo
anche se una volta sola e non
durerà : voglio questo. Voglio
questo.
( You are happy , 1974 )
Margaret Atwood
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