" Tu non sai quante volte bacio i cancelli di casa mia che si aprono soltanto se citofono alla pazza della porta accanto. E lei mi lascia fuori come un mendico. Ma io servo la sua nudità, la sua avarizia e il suo vangelo assassino ". ( A. Merini )
L' AMORE
E' un petalo la tua memoria
che si adagia sul cuore
e lo sconvolge.
Addio, come ogni sera,
oltre le fratture c'è un cadavere
eretto di discorso,
sembra un frammento di un'eutanasia,
ma tu mi uccidi come sempre, amore,
e riapri i miei eterni giacimenti.
I Sepolcri del Foscolo, gli addii
di certe mani che non sono sepolte
ed emergono futili dal nulla.
***
Se la morte fosse un vivere quieto,
un bel lasciarsi andare,
un'acqua purissima e delicata
o deliberazione di un ventre,
io mi sarei già uccisa.
Ma poiché la morte è muraglia,
dolore, ostinazione violenta,
io magicamente resisto.
Che tu mi ricopra di insulti,
di pedate, di baci, di abbandoni,
che tu mi lasci e poi ritorni senza un perché
o senza variare di senso
nel largo delle mie ginocchia,
a me non importa perché tu mi fai vivere,
perché mi ripari da quel gorgo
di inaudita dolcezza,
da quel miele tumefatto e impreciso
che è la morte di ogni poeta.
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Ieri mi successe un fatto così strano, così dolce, così inaspettato. Un ragazzo, un giovane bancario, strabico, ma profumato, mi prese e mi baciò con grande trasporto davanti a tutti. La banca applaudì e io rimasi sconvolta. Tornata a casa, lo dissi a M. e allora capii che cosa avesse voluto dire quel trasporto. A soli ventitrè anni lui, che io chiamavo Tom Ponzi, voleva trasmettermi un messaggio : Roberto non era stato un'illusione e io non avrei avuto bisogno di elettroshock.
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Io mi domando se un uomo e una donna non abbiano diritto di morire quando vogliono e per le ragioni meno chiare di questo mondo. D' altra parte io penso anche che non si muoia propriamente d'amore, ma di una lunga serie di disagi, di paure, di accertamenti interni. Quando si trova la compagna o il compagno della propria fine, la si guarda e la si aspetta con un grande sorriso. Ma anche la morte per amore non è così orribile e dovrebbe essere la fine più dolce che Dio concede. Non vorrei parlare sempre di cose tristi, mi viene quasi innaturale, ma questi sono i miei pensieri notturni, sono le aquile notturne. Le rondini non cantano più, sono troppo piccole per quella macroscopica vicenda che è l'odio. Quando la gente mi riconosce e mi ferma per strada, dico : " Alda Merini non sono io, io sono la sosia " e cerco di scappare.
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Io e Casiraghi, con il nostro amore pieno di speranza, non ci siamo mai sfiorati né le labbra né il cuore perché entrambi pensiamo di appartenere allo stesso Nume che ci ha governati fin qui. Estremi vassalli del dovere di scrivere, non ci concediamo piaceri, pause, lasciapassare. Alla dogana del sentimento noi chiudiamo gli occhi perché abbiamo un sepolcreto nascosto. Portiamo in giro un amore morto e, come tanti innamorati, siamo diventati purissimi simulacri. Non vogliamo più piangere. Entrambi egoisti fino allo spasimo, gelosi che l'uno possa guardare nel profondo dell'animo dell'altro, non osiamo neppure sperare di diventare amici e ci copriamo di quel letame immondo che la gente chiama cultura. La cultura oggi è un vero letame. E' un letamaio che alcuni riescono a far fruttare, ma che non fa germogliare il seme di poeti veri.
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Fu in quell'incontro sublime sull'erba, quell'incontro bucolico e senza speranza che tutti e due insieme, Manganelli e io, bruciammo l'incanto delle nostre vecchie mani per entrare nel forsennato castello dei sogni. Dove tutto, anche la nostra cecità interiore, venne distrutto per far posto a un disegno e a una visualizzazione della vita più adulta e certamente più profetica. Manganelli non avrebbe mai osato chiedermi il dono prezioso dell'amore. Ricordo benissimo il suo sorriso un po' sghembo, gonfio di infantile curiosità. A me quella figura di uomo ventisettenne pareva vecchia e scontata, mentre era giovane e ardente come amatore e paladino. Dl mio letto spesso gli scrivevo lunghe lettere, in cui deprecavo lo sconcio degli ambienti del centro di igiene mentale. E Giorgio tanto se ne accorava di questo stupido e ignorante ricatto, facendo conto delle mie passate virtù letterarie e dei miei giovanili ardori. Era scontento e amareggiato per quanto mi era accaduto e mi stava a fianco come un ricercatore assoluto. Finché le sue ossa furono tragicamente infrante.
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Alberto ( Casiraghi ) è un resoconto speciale : a volte lo penso che un omino di burro intento a impastare formelle e dolcetti per la fantasia. Alberto ha un carisma, non vuole possedere, imbrogliare, capire. Vuole solo comporre: è, per così dire, una persona composita, assurda, indomabile. E' un domatore di piccoli leoncini in gabbia come sono io. Entra da me a tutte le ore attraversando chili di spazzatura, non degnando nemmeno di uno sguardo la polvere dei libri, dei mobili, delle ragnatele. Ogni tanto apre il palmo della mia mano, vi deposita un bacio e dice : " E' l'ostia immacolata del nostro personale delitto". Non mi ha mai toccata, non mi ha mai vista né nuda né vestita. Alberto non mi ha mai veduta. Mi ha solo sognata e cantata come avrebbe voluto che io fossi. Ho provato a portarlo sul mio letto e si è beatamente addormentato continuando il suo sogno. Ad Alberto ne ho dette di tutti i colori. Gli telefono nelle ultime ore, nelle ore piccole della notte dicendogli di portarmi un pacchetto di sigarette da Osnago. Ho disfatto tutti gli impianti di casa, luce, gas, telefono per costringerlo a ripararli, per farlo venire a casa mia. Quando gli ho proposto di sposarmi, Alberto mi ha chiesto il tempo di una settimana perché doveva pensare a una bambina. Quella bambina ero io.
Alda Marini da Respiro nella notte.Poesie e prose ( A cura di M. Marzano )
Francesca Caccini ( 1587 - 1641 ) era figlia di Guido, esponente di rilievo della fiorentina Camerata de' Bardi. Educata, oltre che nella musica, in latino, greco, lingue moderne, letteratura e matematica, Francesca fu liutista, cantante, insegnante di musica e compositrice. In un primo tempo cantò nel coro diretto dal padre, per poi passare al servizio dei Medici come insegnante di musica e compositrice. Si distinse nei vari generi di musica allora diffusi: canti profani e sacri, musiche di scena per le commedie di Michelangelo Buonarroti e anche per un Melodramma " La liberazione di Ruggero dall'isola di Alcina " eseguito a Firenze nel 1625 in onore del principe di Polonia divenuto in seguito re col nome di Wadyslaw IV. E' considerata la prima Opera scritta da una donna. Poche delle sue composizioni sopravvivono, ma quanto basta per mostrarci la grande perizia nell'elaborazione ritmica e nell'armonia.
" L' indagine poetica di questa raccolta parte dall'immagine di copertina : un uso del linguaggio non verbale che simboleggia un cerchio luminoso e sbarrato attorniato dal buio pesto. Questa foto, è essa stessa premessa alle poesie, una via di accesso a una raccolta con delle scelte tematiche in cui l'indagine dell' Io mette al centro la caducità della vita umana e le parabola di oblio che la attraversano. La luce è sbarrata e attorno non ha nulla, quasi fosse simbolo di un viaggio terminato lì, dove non trova più aneliti di libertà né di contatto. Uno spostamento verso il buio, l'ignoto che si raggiunge nel perenne movimento che dall'alto - repentinamente - raggiunge il basso. E tutto si smarrisce. Perde forma, meta. " . ( G. Bocchinfuso )
" Mal di Maggio" possiede la medesima potenza di un autoritratto di Egon Schiele. Non ha nulla di consolatorio, ma proprio per questo risulta commovente; non ha nulla di didattico, ma proprio per questo racconta la tenacia del " resistere e lottare / contro me il mio farmi male ". E' il dubbio sul valore della parola poetica che si fa poesia o, più probabilmente è l'ostentazione di un uomo che trova il coraggio di mostrarsi per ciò che è e nella consapevolezza della propria fragilità. " Sarà a suo modo amore questo nostro / cercarci per pura solitudine ", e viene da rispondere che sì, lo è : è l'amore che alimenta l'eroismo quotidiano di chi supera il confine di se stesso per avvicinarsi agli altri.
ECCO LE OSSA
Me lo porto vivovivo nelle ossa
a ben guardare da sempre
questo freddo puntuto e
dal suo ramo nudo già pronto
a infierire sugli occhi.
Strappami dalla faccia lo stupore
l'arroganza di essere in salute
e - senza meritarlo -
non sentirmi solo.
***
Mi stupisco ancora passati i quarant'anni
di leggere poesie
di non amarmi.
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SE ORA MI LEGGI ANCHE TU
In questo mio libro pescato ( che avrai )
fra gli usati al mercato
c'è un lembo di pelle strappato alla carta
con sopra disegnata una coda.
Sul verso c'è scritto col sangue:
Questa è la coda.
Ora cerca il capo.
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LA DOMANDA CHE MI FA OGNI POETA
Un poeta mi chiede: cosa farai
delle mie poesie? Io guardo
le poesie e mi chiedo . Cosa farò
di voi? Ma le poesie guardano fuori
e sognano di fuggire illese da noi.
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DALL'ALTRA PARTE
Ogni giorno c'è qualcuno che mi chiama da un numero inesistente. Lo so perché ogni tanto, come un gioco, provo a richiamare e la voce registrata mi dà sempre l'identica risposta : il numero chiamato è inesistente. Chissà se pure chi mi chiama è inesistente quanto il numero che usa. E se sono inesistente anch'io, dall'altra parte, che ricevo la chiamata e non rispondo.
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NUOVI PIANI PER IL GIORNO
Non è più ora di credere all'angelo
in quella parola intera che svuoti
di cemento questo appello. Seminiamo
per raccogliere un frutto, la sua polpa
e non il seme. Andiamo avanti a morsi
piccoli morsi giornalieri per dirsi
sani sazi vivi, creature come ogni altra. Grati del sole
e allarmati come bestie da ogni suono.
Antonio Lillo da Mal di Maggio
N.B. Mi scuso per la scrittura difforme : ma è opera autonoma del PC !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!