sabato 15 dicembre 2018

RACCORDI ( Discorso tra un figlio e un padre )

 
 

La verità è che siamo destinati a rimanere sconosciuti gli uni agli altri…


(…) Ci sono luoghi che esistono solo a pezzi, la completezza non
       appartiene loro. Di un edificio scolastico non si conoscono che
       le aule che si frequentano per alcuni anni della vita,  bagni, i
       corridoi, le palestre, e ogni avventurarsi in spazi insoliti è una
       scoperta, una sorprendente epifania del luogo tutto.
       Dei compagni di classe facciamo una macchietta,il tormentone
       di una stagione, un episodio clamoroso che li ha coinvolti e
       che non ci permette più di mutare opinione su di loro.
       A distanza di anni si può avvertire un brivido di febbre, una
       sorta di presentimento, qualcosa che segnala il nuovo di un
       passato che si era certi di conoscere a memoria, ma di cui
       sapevamo solo un pezzo, un frammento unico del tutto.
       Così si amano le madri e i padri solo perché nostro padre e
       nostra madre, perché ci hanno insegnato il condizionamento
       dell'amore, o perché nelle stesse stanze di una casa abbiamo
       messo su le foglie e allungate le radici. Perché, malgrado la
       loro natura spesso negativa, i ricordi ci sono sempre cari.
       Possono trascorrere decenni prima di scoprire che quell'uomo
       e quella donna cui abbiamo sottratto il nome proprio,sono stati
       medici o operai, insegnanti di scuola elementare o disoccupati
       indebitati fino all'osso;di riuscire concretamente a considerarli
       dal punto di vista di un paziente, di un cliente, di uno studente
       o di un creditore. Fatichiamo persino ad immaginarli amici
       del cuore di qualcuno, amanti tra di loro. Ci è impossibile
       figurarceli capaci di atti infinitamente generosi o pieni di
       coraggio, oppure colpevoli di azioni talmente ripugnanti che,
       se non fossero al riparo dal ruolo cui li abbiamo naturalmente
       destinati, se non restassimo tutta la vita aggrappati a quel solo
       volto di paura, ammirazione, bisogno o tenerezza di cui ci
       siamo innamorati da bambini, li bandiremmo per sempre dal
       cuore.Talvolta l'interezza dei nostri genitori ci si palesa troppo
       tardi, quando ormai sono defunti, e nello svuotare la loro
       abitazione da reliquie e spazzatura, rinveniamo pezzi di quanto
       siamo stati. Tuttavia il più delle volte finiamo per non
       accorgercene nemmeno. Muoiono loro e moriamo noi senza
       conoscere di quell'uomo e quella donna nient'altro che la
      scorza.Il sacro rimarrà sempre inviolato,il loro ruolo manifesto
     e la comprensione più completa che ne potremmo avere mai  
   avuto s'accartoccia in un fascio di lettere scambiate per cartaccia
      in un carillon che gettiamo nell'immondizia, in un quadro
      venduto al rigattiere senza averne studiato bene il doppio fondo
      La verità è che siamo destinati a rimanere sconosciuti gli uni
      agli altri.
      Che siamo destinati a rimanere sconosciuti anche a noi stessi.
      (…)



            Laura Imai Messina   da    Non oso dire la gioia

2 commenti:

  1. Un estratto profondo, non conoscevo questo libro ma l'autrice si, una giovane ragazza italiana innamorata del Giappone come me e che ha avuto il coraggio di trasferirsi, la gioia di innamorarsi e sposare un giapponese e il desiderio di scrivere, prima in un blog poi libri... Grazie di questa sorpresa

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  2. Ne ero del tutto consapevole…
    E la tua gioia è la mia.

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