La verità è che siamo destinati a rimanere sconosciuti gli uni agli altri…
(…) Ci sono luoghi che esistono solo a pezzi, la completezza non
appartiene loro. Di un edificio scolastico non si conoscono che
le aule che si frequentano per alcuni anni della vita, bagni, i
corridoi, le palestre, e ogni avventurarsi in spazi insoliti è una
scoperta, una sorprendente epifania del luogo tutto.
Dei compagni di classe facciamo una macchietta,il tormentone
di una stagione, un episodio clamoroso che li ha coinvolti e
che non ci permette più di mutare opinione su di loro.
A distanza di anni si può avvertire un brivido di febbre, una
sorta di presentimento, qualcosa che segnala il nuovo di un
passato che si era certi di conoscere a memoria, ma di cui
sapevamo solo un pezzo, un frammento unico del tutto.
Così si amano le madri e i padri solo perché nostro padre e
nostra madre, perché ci hanno insegnato il condizionamento
dell'amore, o perché nelle stesse stanze di una casa abbiamo
messo su le foglie e allungate le radici. Perché, malgrado la
loro natura spesso negativa, i ricordi ci sono sempre cari.
Possono trascorrere decenni prima di scoprire che quell'uomo
e quella donna cui abbiamo sottratto il nome proprio,sono stati
medici o operai, insegnanti di scuola elementare o disoccupati
indebitati fino all'osso;di riuscire concretamente a considerarli
dal punto di vista di un paziente, di un cliente, di uno studente
o di un creditore. Fatichiamo persino ad immaginarli amici
del cuore di qualcuno, amanti tra di loro. Ci è impossibile
figurarceli capaci di atti infinitamente generosi o pieni di
coraggio, oppure colpevoli di azioni talmente ripugnanti che,
se non fossero al riparo dal ruolo cui li abbiamo naturalmente
destinati, se non restassimo tutta la vita aggrappati a quel solo
volto di paura, ammirazione, bisogno o tenerezza di cui ci
siamo innamorati da bambini, li bandiremmo per sempre dal
cuore.Talvolta l'interezza dei nostri genitori ci si palesa troppo
tardi, quando ormai sono defunti, e nello svuotare la loro
abitazione da reliquie e spazzatura, rinveniamo pezzi di quanto
siamo stati. Tuttavia il più delle volte finiamo per non
accorgercene nemmeno. Muoiono loro e moriamo noi senza
conoscere di quell'uomo e quella donna nient'altro che la
scorza.Il sacro rimarrà sempre inviolato,il loro ruolo manifesto
e la comprensione più completa che ne potremmo avere mai
avuto s'accartoccia in un fascio di lettere scambiate per cartaccia
in un carillon che gettiamo nell'immondizia, in un quadro
venduto al rigattiere senza averne studiato bene il doppio fondo
La verità è che siamo destinati a rimanere sconosciuti gli uni
agli altri.
Che siamo destinati a rimanere sconosciuti anche a noi stessi.
(…)
Laura Imai Messina da Non oso dire la gioia
Un estratto profondo, non conoscevo questo libro ma l'autrice si, una giovane ragazza italiana innamorata del Giappone come me e che ha avuto il coraggio di trasferirsi, la gioia di innamorarsi e sposare un giapponese e il desiderio di scrivere, prima in un blog poi libri... Grazie di questa sorpresa
RispondiEliminaNe ero del tutto consapevole…
RispondiEliminaE la tua gioia è la mia.