martedì 18 dicembre 2018
DIAGNOSI E DESTINO 2
(…) Il ricorso alla psicologia e alla cultura sociale- dice Sontag - è
punitivo e sentimentale e ci porta a sovradeterminare il
significato della malattia.Poiché una malattia - prosegue -altro
non è che una malattia:un virus, un batterio,un errore genetico
Farne una metafora equivale ad usarla in modo malato per
colpevolizzare il malato. Ogni pensiero metaforico sulla
malattia va evitato. Ogni suo elemento di identificazione con la
morte, viene attaccato da Sontag in quanto espulsione del
concetto di guarigione da quella malattia. Per mostrare l'apice
di questo atteggiamento, cita la definizione che Kafka assegna
alla tubercolosi: " il germe della morte stessa ":
" Sono arrivato alla conclusione che la tubercolosi, come ce l'ho
io, non è una malattia particolare, un male degno d'un nome
speciale, ma soltanto una maggiore intensità - per ora non
valutabile nella sua importanza - del germe generale della
morte "
Ma è veramente possibile,umanamente possibile espellere dalla
malattia il concetto di morte? Ad esempio "il cancro è una
malattia,non una sentenza",e non tutte le malattie sono mortali,
ma ogni malattia non contiene forse un elemento depressivo,
inevitabilmente legato se non alla morte, almeno al morire, alla
caducità? Che cosa dobbiamo farne? Combatterlo con il
diniego? Con il vitalismo, la maniacalità? Arrendersi oppure
dichiarare guerra alla malattia, come Oriana Fallaci?:
" Dopo l'operazione chiesi di vederlo.A colpo d'occhio sembrava
una pallina di marmo, innocua, quasi graziosa. Dopo alcuni
giorni lo esaminai al microscopio, e mi resi conto di che cosa
fosse capace riproducendosi.Capii che avevo un nemico dentro
di me:un alieno che aveva invaso il mio corpo per distruggerlo
Ora abbiamo un rapporto di guerra: lui vuole ammazzarmi, io
voglio ammazzare lui " (…)
Vittorio Lingiardi da Diagnosi e destino
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