domenica 23 dicembre 2018

L'ANNUNCIAZIONE





           " Ecco la serva del Signore : avvenga per me secondo la tua parola"


" In quel tempo. L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città
   della Galilea chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa
   di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine
   si chiamava Maria. Entrando da lei, disse:" Rallegrati, piena di
   grazia: il Signore è con te." A queste parole ella fu molto
   turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
   L' angelo le disse:" Non temere - Maria - perché hai avuto grazia
   presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo
   chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'
   Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e
   regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non
   avrà fine. Allora Maria disse all'angelo: " Come avverrà questo,
   poiché non conosco uomo?". Le rispose l'angelo: " Lo Spirito
   Santo scenderà su di tee la potenza dell' Altissimo ti coprirà con
  la sua ombra.Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato
  Figlio di Dio.Ed ecco,Elisabetta, nella sua vecchiaia ha concepito
  anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta
  sterile: nulla è impossibile a Dio. ". Allora Maria disse: " Ecco la
  serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola".

                           ( Lc  1, 26 - 38 a  )


                                   ***


L'ANNUNCIAZIONE

L' annuncio era nell'aria
sospeso e acerbo
preparato da un'ala di colomba
di nido appena uscita
dalla candida tempera del sole.
Perché nascesse il Verbo
bastava un niente puro, un puro grido.
Tutto un cereo tremar d'immacolata
luce, e soltanto l'ombra inginocchiata
era l'angelo chiuso sulla soglia
troppo rossa, s'avanzò allora il giglio.
Bastò solo alla Vergine vedere
e fissare quella luce di profumo
per sentirsi divinamente madre.
Mentre il giglio bruciava impallidendo
come un cero istantaneo,
era già il dolce Figlio
nel suo nido di paglia come il grano,
insanguinava già l'albero umano.

                                Corrado Govoni    da   Poesie


                                         ***


MATER CREATORIS

E me stago a pensà co' maravegia
le lontananze grande del to amor;
tu geri solo 'i càlisse d'un fior
e un canto te tigniva sveglia.

Tu geri un rosignol sul ramo
che non dorme le note e sempre canta;
e quel to canto gera un gran reciamo
per la tempesta santa.

Cussì de tu xe nata la parola
che in fior ha fato 'nda l'abisso,
el glorioso nuvisso
che fra le stele splende e svola.



                                                                         *


( E sto a pensar con meraviglia
le lontananze grandi del tuo amore;
tu eri solo il calice di un fiore
e un canto ti teneva sveglia.

Tu eri un usignolo sul ramo
che non dorme di notte e sempre canta;
e quel tuo canto era un gran richiamo
per la tempesta santa.

Così da te è nata la parola
che in fiore ha fatto andare l'abisso,
lo sposo di gloria
che fra le stelle splende e vola.)


                      Biagio  Marin   da    Le litanie de la Madona


             

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