domenica 2 dicembre 2018

ALLA FINE DELLA VITA ( Morire in Italia ) 1

 
 

 " Noi eravamo come voi; voi sarete come noi " ( Sull'ingresso di molti cimiteri ).


UNA SOCIETA' CHE NASCONDE LA MORTE

(…) La tesi che la società moderna neghi e nasconda la morte più
       delle società pre- moderne è stata articolata in tre punti.
      La prima grande differenza fra il passato e il presente riguarda
      come e con chi si lascia questa vita. Per millenni, l'uomo è
      stato il padrone della sua morte e dei modi nei quali avveniva.
      Un tempo si esalava l'ultimo respiro a casa, vicino ai propri
      cari, così come si nasceva a casa. L'approssimarsi della morte
      trasformava la camera del moribondo in un  " luogo pubblico".
      Quando una persona si sentiva male, si metteva a letto e la sua
      camera si riempiva di gente, di familiari, parenti, vicini, amici,
      compagni di lavoro. Si chiudevano le finestre e si accendevano
      le candele. Il moribondo voleva partecipare alla sua morte, che
      apparteneva a lui e a lui solo. Nella società moderna, questo
      non avviene più. Si muore negli ospedali, sedati e intubati,
      lontani dai propri cari, in solitudine e in silenzio. Il moribondo
      non presiede più alla cerimonia degli addii. Tutte le decisioni
      sono ormai nelle mani del personale sanitario, che sceglie i
      tempi del decesso, mantenendo artificialmente in vita chi sta
      per andarsene. La morte viene così sottratta, bandita dalla
      vista e dalla mente. Riceve una  nuova collocazione , " una
      localizzazione segregata nello spazio sociale ", affidata alla
      custodia di specialisti muniti di credenziali scientifiche, legata
      ad una rete di tecniche e pratiche di efficienza ed efficacia
      misurabili.
      Questo mutamento inizia verso il 1930- 40 e prosegue nella
      seconda metà del Novecento .  (…)


  Marzio  Barbagli    da   Alla fine della vita ( Morire in Italia )

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