giovedì 20 dicembre 2018

RIPRESA DEL DESTINO ( e della diagnosi ) 2


(…) Se nobilitare la malattia può essere un modo di difendersi -
       identificandosi con l'aggressore -, anche minimizzare il lavoro
       psichico e l'elaborazione fantastica che la malattia sempre
       richiede, mi sembra un modo di proteggersi, una difesa che
       punta solo al lume della ragione. Nell'affermazione di Sontag
      per cui " la comprensione psicologica"di una malattia ne erode
      la realtà, sembra di cogliere l'ombra del diniego. Intendiamoci:
      se per comprensione psicologica intende la ricerca -
      evidentemente autopunitiva - dell'origine o dello sviluppo della
      malattia nella propria biografia psichica e relazionale, non
    posso che essere d'accordo con lei.Ma se intende invece l'ascolto
     di un immaginario - personale e collettivo -, lo sviluppo di una
     relazione psichica con la propria salute e la propria malattia,
     allora siamo di fronte a qualcosa che non può essere liquidato
     equiparando - come lei fa - la psicologia a una forma di
    " spiritualismo sublimato". Né sostenendo, con accanimento anti
     psicologico, e direi a questo punto, una forma di " materialismo
     non sublimato", che gran parte del pensiero psicologico iniziato
     con Freud e Jung, altro non è che " l'illusoria promessa di un
     temporaneo trionfo sulla morte".
     La tubercolosi - come fatto medico - non è certo la metafora
     idealizzante della consunzione intellettuale di Hans Castorp
     nella Montagna magica o della consunzione amorosa di Mimì
    o Traviata. Ma sul fatto che " il genio della malattia " come
    scrive T. Mann " sia più umano di quello della salute ", vale la
    pena di fermarsi a pensare .(…)


            Vittorio Lingiardi   da    Diagnosi e destino



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