venerdì 14 dicembre 2018

NATALE D'AUTRICE 1

 
 

                      Sono gli occhi del cuore che vedono la persona tutta intera…


NATALE CON DRESANO

(…) " Signore, aiutami a non confonderla. Tu sai che tutta la mia
        gioia, la sua voglia di vivere, l'entusiasmo traboccante per
        ogni nuova alba che sorge, sono frutto delle certezze che
        abbiamo saputo trasmetterle ".
        E' questa la preghiera che mi scaturisce dall'anima ogni volta
        che mia figlia, con quello sguardo profondo , fiducioso,
        innocente e puro mi impone i suoi perché.
        Aveva tredici anni quando le sue gambe iniziarono a rifiutarsi
        di sostenerla; portarla fuori per una passeggiata significava
        farla sedere in macchina sulla soglia di casa e riportarvela
        dopo lunghi, disperati giri a vuoto, senza meta, senza scopo.
        Aveva accettato la carrozzina come qualcosa di naturale,così
        come aveva fatto in precedenza con le protesi acustiche, gli
        interventi, le ingessature, le terapie… Gli altri si spostavano
        con le loro gambe, lei aveva le ruote, non faceva molta
        differenza, l'importante era potersi muovere. Nelle due
        settimane successive all'arrivo della carrozzina, l'auto era
        stata bandita: " Andiamo a camminare " sul marciapiede! "
        Erano ugualmente passeggiate senza meta, ma erano la
        libertà. Fino a quando si era accorta che ciò che a lei
        sembrava tanto naturale non veniva accettato da tutti allo
        stesso modo. Gli sguardi insistenti di alcune persone che
        incontravamo per strada o nei locali pubblici, avevano
        incominciato a ferirla. Lei è una parte di me, le sue ferite sono
        le mie e -  a volte - erano talmente laceranti da indurmi a
        compiere atti inconsulti, come quello di togliermi gli occhiali
        per offrirli a chi la guardava con sfacciata curiosità o con
        quella espressione di pietà o di commiserazione che nessuno
        al mondo - se possiede un minimo di dignità - vorrebbe
        suscitare. Ma le mie reazioni non servivano a niente, e non
        sarei sempre stata al suo fianco. Volevo, dovevo insegnarle
        a non soffrire. Ma come?
        Una sera, in un ristorante, notando il suo disagio, avevo
        cercato di distrarla, ma non c'ero riuscita. Per la prima volta,
        con la voce carica di pianto, mi aveva chiesto: " Mamma,
        perché quella signora mi guarda così ? Perché tanta gente mi
        guarda così? ". Doveva essere stato in quel momento che
        avevo formulato la mia preghiera, quando avevo chiesto una
        mano al Signore per trovare le parole giuste perché - oltre al
        dolore fisico che la sua malattia le procurava - non dovesse
        soffrire anche a causa della sua diversità.
      " Tesoro", avevo risposto " la signora è cieca, tanta gente è
        cieca". La sua faccina era diventata un punto interrogativo:
        probabilmente si chiedeva se per caso non fossi un po' matta,
        e a quel punto avevo chiesto al Signore tutte e due le mani.
       " Sono gli occhi del cuore che vedono la persona tutta intera,
        ma purtroppo c'è chi ha gli occhi del cuore chiusi, spenti, e ti
        guarda tanto perché vorrebbe vedere te e invece riesce a
        vedere a tua carrozzina ".
      " Il cuore ha gli occhi?". Aveva spalancato i suoi, chiedendo
        conferma a suo padre.
      " Se te lo dice la mamma! Quando mai la mamma ti ha
        raccontato una bugia?".In quel momento aveva pregato anche
        lui, ne sono certa.
        Nicoletta non mi era sembrata molto convinta,ma avevo avuto
        l'impressione che quella strana anatomia del cuore che le
        avevo descritto, l'avesse affascinata. Alcuni giorni dopo, sul
        suo album da disegno c'erano i ritratti di tutte per persone che
        conosceva,ritratti a cuore aperto, con occhi grandi, piccoli,
        aperti o chiusi, a seconda di come lei li aveva percepiti.
        Non so se con quella spiegazione ero riuscita a farla soffrire
        di meno, ma da allora qualcosa era cambiato: forse prestava
        meno attenzione alle persone " cieche " ed era più serena.(…)


  Carolina Branduardi da  Natale d' Autrice ( Racconti d' Avvento al femminile )

2 commenti:

  1. Adoro i brani del Rondò Veneziano, grazie... Mi è piaciuto molto anche il racconto, in alcuni passaggi l'ho sentito mio, a quelle persone che credono di vedere ma sono cieche e a tutti l'invito di vedere il film "La teoria del tutto",l'ho visto ieri sera e fa molto riflettere e rivedere certi preconcetti, che spesso viaggiano con noi e nemmeno ce ne rendiamo conto...

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  2. Nessuno può presumere - credo - di non essere ( e mai ) interamente cieco…
    Grazie del commento.

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