Accetterò la morte in tutte le sue forme...
Desideravo vederti:
desidero la fantasia dei tuoi capelli
a inaugurare grida
di libertà in ore troppo lente; la rivolta
dei tuoi polsi terrestri
che muovono inizi di bandiere,
e accusano l'indugio, la disperazione
cauta, il tempo.
Mi occorre l'urlo di uno sguardo
ed oltre la violenza del tuo esistere
io esigo il gesto d'un tuo riso.
***
Accetterò la morte in tutte le sue forme:
mi riconcilierò, già lo comprendo,
con il limite delle scatole di latta,
accetterò, gli sarò amico,
il durissimo mattone, le stagioni che già muovono
il grembo delle donne.
Accetterò gli assensi e i rifiuti
la donna consumata
la donna che rifiuta
le visioni a mucchio, senza senso,
l'affronto dei miracoli -
toccherò con grande pazienza
il mio corpo mediocre, l'onta delle membra,
notando i dolci segni
della mia consumazione -
deposta ogni ambizione astratta
mi conforterò nell'indulgenza
dell'amichevole peccato.
***
Si può trovare
una frammentaria divinità
anche in una scatola di sigarette,
in un giro di danza,
in un denso bicchiere di malvasia;
e ci si può suicidare
nella gioia di vivere improvvisa
d'un lunapark,
nei battiti dei fucilini
e in ogni gesto del corpo
che muova solamente il corpo
senza moto dell'anima nel corpo -
trascurando con un sorriso imprevisto
il calcolo demente dei problemi
e con elusivo gesto della mano
allontanare la disperazione.
Non per questo si riposerà
la lunga solitudine,
né l'inganno della musica
ci porrà una mano su una spalla
contro l'uragano dell'assenza;
ma si tratta solo di ingannare
di mentire con placida umiltà
di gustare un corpo perituro
educare al nulla
una mano elegante,
abbandonarsi al dolce
amichevole vino -
gustare la joie de vivre,
dimenticare il corpo perituro
la solitudine essenziale,
- incenso di incenso devoto
offrire un fumo di sigarette
alla nostra distratta, frammentaria
divinità.
***
Io mi divido
in giacca e calzoni e cintura
e ancora mi disgiungo
in cravatta e camicia
e mi scindo in cranio, in polmoni,
in visceri e pube,
e mi distinguo
in ogni cellula
che senza amore s'accosta
ad altra cellula.
Così - casualmente - sussisto:
poi chiedo in prestito
la forza che congiunge
l'uno all'altro i miei volti possibili
all'improvviso sacramento
d'una chitarra,
al riso dell'amico,
allo squillo consueto del telefono,
nell'attesa distratta
d'una voce che perdoni la mia spalla,
la mia gamba, la mia dolce cravatta:
nell'oziosa attesa
del sacramento della nascita.
Giorgio Manganelli
Vago tra i mille nomi delle tue etichette curiosamente cercando il mio mentore, e lo trovo.
RispondiEliminaGiorgio Manganelli, credo unico autore scomparso da oltre trent'anni e del quale ancora si pubblicano inediti, tanta la sua produzione inesauribile, la capacità erudita di disquisire il tutto decodificandolo a suo (e nostro) piacimento. Centuria ha rappresentato la mia scoperta maggiore in termini letterari. E mi ha trasmesso la curiosità, la voglia di esprimere il fantastico rendendo(me)lo fruibile. Grazie per questi versi emozionanti.
Grazie a te, caro amico, anch'io li ho riletti e ho passato un buon momento. Per il resto, che aggiungere alla tua esauriente ed erudita " descrizione? ".
RispondiElimina" Ei fu" persona rara.
Abbi un sorriso.