giovedì 2 giugno 2022

POESIE DI MANGANELLI

 


                                                Accetterò la morte in tutte le sue forme...




Desideravo vederti:

desidero la fantasia dei tuoi capelli

a inaugurare grida

di libertà in ore troppo lente; la rivolta

dei tuoi polsi terrestri

che muovono inizi di bandiere,

e accusano l'indugio, la disperazione

cauta, il tempo.

Mi occorre l'urlo di uno sguardo

ed oltre la violenza del tuo esistere

io esigo il gesto d'un tuo riso.



                                     ***


Accetterò la morte in tutte le sue forme:

mi riconcilierò, già lo comprendo,

con il limite delle scatole di latta,

accetterò, gli sarò amico,

il durissimo mattone, le stagioni che già muovono

il grembo delle donne.

Accetterò gli assensi e i rifiuti

la donna consumata

la donna che rifiuta

le visioni a mucchio, senza senso,

l'affronto dei miracoli -

toccherò con grande pazienza

il mio corpo mediocre, l'onta delle membra,

notando i dolci segni

della mia consumazione -

deposta ogni ambizione astratta

mi conforterò nell'indulgenza

dell'amichevole peccato.



                                        ***


Si può trovare

una frammentaria divinità

anche in una scatola di sigarette,

in un giro di danza,

in un denso bicchiere di malvasia;

e ci si può suicidare

nella gioia di vivere improvvisa

d'un lunapark,

nei battiti dei fucilini

e in ogni gesto del corpo

che muova solamente il corpo

senza moto dell'anima nel corpo -

trascurando con un sorriso imprevisto

il calcolo demente dei problemi

e con elusivo gesto della mano

allontanare la disperazione.

Non per questo si riposerà

la lunga solitudine,

né l'inganno della musica

ci porrà una mano su una spalla

contro l'uragano dell'assenza;

ma si tratta solo di ingannare

di mentire con placida umiltà

di gustare un corpo perituro

educare al nulla

una mano elegante,

abbandonarsi al dolce

amichevole vino -

gustare la joie de vivre,

dimenticare il corpo perituro

la solitudine essenziale,

- incenso di incenso devoto

offrire un fumo di sigarette

alla nostra distratta, frammentaria

divinità.



                                    ***


Io mi divido

in giacca e calzoni e cintura

e ancora mi disgiungo

in cravatta e camicia

e mi scindo in cranio, in polmoni,

in visceri e pube,

e mi distinguo

in ogni cellula

che senza amore s'accosta

ad altra cellula.

Così - casualmente - sussisto:

poi chiedo in prestito

la forza che congiunge

l'uno all'altro i miei volti possibili

all'improvviso sacramento

d'una chitarra,

al riso dell'amico,

allo squillo consueto del telefono,

nell'attesa distratta

d'una voce che perdoni la mia spalla,

la mia gamba, la mia dolce cravatta:

nell'oziosa attesa

del sacramento della nascita.




                                   Giorgio  Manganelli  



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