Whistler - La madre , 1871
E' naturale che un rapporto malato e conflittuale come quello che qui viene presentato lasci una scia di veleno nella quotidianità, suscitando risentimenti, gelosie e profonde lacerazioni capaci di modificare le relazioni familiari e interpersonali e di generare intense forme di anaffettività. Si apprezzano, comunque, in questi versi, sincerità e coraggio nel mettere in piazza il proprio inferno domestico e nel vivere la propria esistenza senza remore, infingimenti o maschere convenzionali. Ma non bisogna credere- come afferma giustamente Piero Marelli - che la poeta parli esclusivamente del proprio vissuto, in quanto la sua è una poesia espansa, che assume - attraverso allusioni ed esplicite riflessioni - connotazioni che esulano dall'ambito privato, per farsi sociali e storiche.
Dici addio col fazzoletto
dietro alla finestra: fuori è primavera
in un pomeriggio acceso.
Dici addio ai nomi
richiamando a memoria i pezzi
del corpo e della siepe tagliati
dalle nuvole sopra gli occhiali.
Sdraiata in mezzo ai prati
o sul divano in attesa del miracolo
giuri all'erba soffice il chiasso
dei petali mentre l'infermiera guida
l'orchestra con la bacchetta
e le favole di Fedro.
Per questo dovrei benedire la montagna
la cima luminosa, il suo profilo,
anche la tua partenza
senza spiegarti cosa conta veramente
se il soprassalto in gola
o il formicolìo della mano.
***
Oggi le ho detto: Benedici il Signore
anima mia!
L'ho vista coprirsi le orecchie
buttarsi all'indietro sulla poltrona
cancellare tutto con la mano bianca
cadere nelle spalle come una bomba
sui muri.
Se avesse versato lacrime
avrei ingoiato il mare
anche le ombre delle occhiaie
i suoi ottantasette anni e più.
Invece
stende il braccio per superare il vetro
a voglia di dire al mondo:
Portami a casa, qui non ci voglio stare.
Sbattono porte chiuse
si vede lo spigolo del tavolo
poggiarsi a terra:
Scappiamo finché siamo in tempo.
***
Sono qui di nuovo nella terra straniera
prego la tua scomparsa sorridente
e di luce.
Sono la figlia del vero
per questo non vado via.
Tra te e me si dispera il giorno
all'imbrunire anche la benedizione
ha fretta di spazientirsi.
Ti lamenti e mi fa male il cuore.
***
Adesso la tua forma è una sfera
straziante, un metallo esploso, una mina.
Vengo a trovarti e ti chiedo se hai mangiato
faccio collegamenti tra mente e cuore
comincio a togliermi di dosso bambini,
bambole e figli, spalmo sul viso
la tristezza per tremare ogni mutilazione
contro natura mentre guardo
il mostro infinito attorno alle mascelle.
***
Un indizio.
Cade il bicchiere mezzo vuoto sul tappeto.
" Basta, sono stanca".
Ricominciare da lì
dalla cena al forno del giorno prima.
Lenzuola nuove ancora inamidate
comprate insieme mentre la passeggiata.
L' attesa dell'incontro
l'uso rimandato alla singletudine.
" Papà è morto da un pezzo!"
Il segno è nel bicchiere in cui beve xanax.
Che giorni benedetti! Mia cara mamma.
***
E' passata solo un'ora tanti anni fa
mi chiami senza voce lasciando cadere
la bocca sul collo. " Non vedi chi sono?"
Ho tutte le parole e la memoria
se a udirti ti sfioro le unghie
e le orecchie tappate dalla plastica.
Potessi ricordare una carezza
quel poco amore che era tutto
per raggiungerti.
Potessi smettere di sentire l'odio
che agiti nella testa vecchia,
mi chiami tre volte, mai con il mio nome.
Rita Pacilio da Quasi madre
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