mercoledì 1 giugno 2022

LA QUASI MADRE DI RITA

 


                                                        Whistler -   La madre , 1871



E' naturale che un rapporto malato e conflittuale come quello che qui viene presentato lasci una scia di veleno nella quotidianità, suscitando risentimenti, gelosie e profonde lacerazioni capaci di modificare le relazioni familiari e interpersonali e di generare intense forme di anaffettività. Si apprezzano, comunque, in questi versi, sincerità e coraggio nel mettere in piazza il proprio inferno domestico e nel vivere la propria esistenza senza remore, infingimenti o maschere convenzionali. Ma non bisogna credere- come afferma giustamente Piero Marelli - che la poeta parli esclusivamente del proprio vissuto, in quanto la sua è una poesia espansa, che assume - attraverso allusioni ed esplicite riflessioni - connotazioni che esulano dall'ambito privato, per farsi sociali e storiche.





Dici addio col fazzoletto

dietro alla finestra: fuori è primavera


in un pomeriggio acceso.

Dici addio ai nomi

richiamando a memoria i pezzi

del corpo e della siepe tagliati

dalle nuvole sopra gli occhiali.


Sdraiata in mezzo ai prati

o sul divano in attesa del miracolo


giuri all'erba soffice il chiasso

dei petali mentre l'infermiera guida

l'orchestra con la bacchetta

e le favole di Fedro.

Per questo dovrei benedire la montagna


la cima luminosa, il suo profilo,

anche la tua partenza

senza spiegarti cosa conta veramente


se il soprassalto in gola

o il formicolìo della mano.



                                         ***


Oggi le ho detto: Benedici il Signore

anima mia!

L'ho vista coprirsi le orecchie

buttarsi all'indietro sulla poltrona

cancellare tutto con la mano bianca

cadere nelle spalle come una bomba

sui muri.

Se avesse versato lacrime


avrei ingoiato il mare

anche le ombre delle occhiaie


i suoi ottantasette anni e più.

Invece


stende il braccio per superare il vetro


a voglia di dire al mondo:

Portami a casa, qui non ci voglio stare.


Sbattono porte chiuse


si vede lo spigolo del tavolo


poggiarsi a terra:

Scappiamo finché siamo in tempo.



                                      ***


Sono qui di nuovo nella terra straniera


prego la tua scomparsa sorridente

e di luce.


Sono la figlia del vero


per questo non vado via.


Tra te e me si dispera il giorno


all'imbrunire anche la benedizione


ha fretta di spazientirsi.

Ti lamenti e mi fa male il cuore.



                                        ***


Adesso la tua forma è una sfera

straziante, un metallo esploso, una mina.


Vengo a trovarti e ti chiedo se hai mangiato


faccio collegamenti tra mente e cuore


comincio a togliermi di dosso bambini,


bambole e figli, spalmo sul viso

la tristezza per tremare ogni mutilazione


contro natura mentre guardo

il mostro infinito attorno alle mascelle.



                                        ***


Un indizio.

Cade il bicchiere mezzo vuoto sul tappeto.


" Basta, sono stanca".

Ricominciare da lì

dalla cena al forno del giorno prima.


Lenzuola nuove ancora inamidate


comprate insieme mentre la passeggiata.


L' attesa dell'incontro

l'uso rimandato alla singletudine.

" Papà è morto da un pezzo!"

Il segno è nel bicchiere in cui beve xanax.


Che giorni benedetti! Mia cara mamma.



                                         ***


E' passata solo un'ora tanti anni fa

mi chiami senza voce lasciando cadere


la bocca sul collo. " Non vedi chi sono?"


Ho tutte le parole e la memoria

se a udirti ti sfioro le unghie

e le orecchie tappate dalla plastica.


Potessi ricordare una carezza


quel poco amore che era tutto


per raggiungerti.

Potessi smettere di sentire l'odio


che agiti nella testa vecchia,


mi chiami tre volte, mai con il mio nome.




                     Rita  Pacilio   da      Quasi madre



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