Camminiamo in un cimitero: i fiori incoronano una lapide, la tomba di una persona cara. Ci muoviamo sull'erba schiacciata dai piedi di tanti che, come noi, procedono disorientati tra le tombe. Ripensiamo a ciò che è stato e, all'ombra di un faggio rosso, udiamo ancora una volta le nostre risate e i nostri pianti di bambini, la ninnananna sommessa di una madre che culla un figlio, il canto di un uccello che trafigge il silenzio di un padre, il nostro.
Ararat è un commovente ritratto di famiglia turbato, sullo sfondo, dalla presenza gelida della morte. " Il lutto - dice Louise Gluck - è una ferita aperta, pulsa, brucia, ma aspetta: il tempo trascolora, le ore sfioriscono. I giorni diventano mesi, i mesi, anni : allora riviviamo l'ultimo saluto, il tremore di una mano, i sorrisi che non nascondono le lacrime e capiamo che la sofferenza è compagna inevitabile della compassione, dell'amore. E, nella dolcezza del dolore, diventiamo inequivocabilmente umani."
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