CERCHIO MARRONE
A mia madre piacerebbe sapere
perché, visto che odio
tanto le famiglie,
mi sono decisa
a farmene una. Non
le rispondo.
Quel che odiavo
era essere una bambina,
non poter scegliere
le persone da amare.
Non amo mio figlio
come avevo intenzione di amarlo.
Pensavo che sarei stata
come chi ama le orchidee, e trova
il trillium rosso nato
all'ombra dei pini, e non
lo tocca, non ha bisogno
di possederlo. Invece sono
lo scienziato,
che va vicino al fiore
con una lente di ingrandimento
e non se ne va, anche se
il sole bruciando forma un cerchio
di erba marrone intorno
al fiore. Il che è
più o meno il modo in cui
mi amava mia madre.
Devo imparare
a perdonare mia madre,
ora che non riesco
a risparmiare mio figlio.
***
Mio figlio mi accusa
della sua infelicità, non
a parole, ma nel modo
con cui guarda a terra, procedendo
lentamente nel vialetto: sa
che lo osservo. Per questo
saluta il gatto,
per far vedere che è capace
di mostrare liberamente il suo affetto.
Mio padre faceva
lo stesso col cane.
Mio figlio e io, siamo i più grandi
esperti viventi in fatto di silenzio.
La neve spazza il cielo,
cambia direzione, prima
si tuffa in verticale, poi vien giù obliqua,
***
IMMAGINE ALLO SPECCHIO
Oggi mi sono vista nella buia finestra come
l'immagine di mio padre, la cui vita
trascorse così,
pensando alla morte, escludendo
altre faccende sensuali,
tanto che alla fine a quella vita
fu facile rinunciare, poiché
non conteneva nulla: nemmeno
la voce di mia madre poteva farlo
cambiare o voltarsi indietro
perché era convinto
che se non puoi amare un altro essere umano
non hai un posto in questo mondo.
***
PRIMO RICORDO
Molto tempo fa sono stata ferita. Sono vissuta
per vendicarmi
contro mio padre, non
per quel che era -
per quel che ero io: fin dai primi tempi,
da bambina, pensavo
che il dolore volesse dire
che non ero amata.
Voleva dire che amavo.
Louise Gluck da Ararat ( Trad. di Bianca Tarozzi )
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