" Testimoni" potrebbe far pensare ad un atteggiamento e a un tono elegiaci, a una postura civile che l'autore invece non assume, almeno in modo frontale. Ma basta girare pagina per trovare la prima sezione , Eingedeinken, che dissipa il pregiudizio e illustra subito una delle caratteristiche di questa scrittura : Franceschetti è un autore colto, che ripone una fiducia viva - pur se tormentata - nell'armamentario di conoscenze tipiche dello scrittore umanista . ( Dalla prefazione di M. Gezzi )
Ci sono cose che non posso dirti.
Potrei darti un nome,
indicarti cose in uno spazio che è di tutti,
destinarti parole non diverse da altre che già conosci.
Eppure il nome in cui ti tengo è un segno
che affonda e brucia.
Un culmine, un segreto.
Non posso dirti mia unica figura intatta
mia croce, mia lingua nascosta.
Non posso dirti il corpo
che mi resiste ancora,
il corpo che non è spirito
ma terra scossa, carne spalancata.
***
Il luogo dove tutto risolve deve essere una metafora,
un ponte - questo pensi,
schiacciato nell'ordigno autostradale,
tentando un'evasione metafisica -
ma il mondo non conosce la tua lingua,
le cose stanno e basta.
Segni nell'incunabolo,
forme della mancanza.
***
Ti ricordi che i vivi se ne vanno:
i muri fatti a pezzi, le cose, i sedimenti,
la polvere inchiodata al suo silenzio.
Eppure un segno esiste, risale a filo d'acqua,
indovina uno spazio che non c'era :
la pagina riaperta, una postilla
vecchia di quasi un secolo,
un pensiero che ancora sopravvive
come in un negativo, come un fossile.
***
La prima cosa sono le campane. Un suono di nessuno,
che non ferma la pioggia, che non salva
i superstiti. Sciancati, sentinelle, trafficanti,
ovunque vittime in disuso.
Angst,
in una lingua più efficace per dire
che nel suono resiste una paura
che sai e non sai.
O forse sei solo come gli altri nell'opera del mondo,
nel nulla imprecisato, in una forma
tentata, un tu qualsiasi che si sporge.
***
Ama la tua inquietudine, che è forza germinale
insiste con voce ferma di terra,
non maledire la sete che ti abita.
Eppure questa guerra. Quest'urto,
questa prossimità con gli elementi.
Resistere per non dimenticare
il senso primitivo di casa, i corpi innamorati,
tutto il dolore che non sai trascrivere.
Oppure il pensiero che tutto sia sottrazione
e attesa. La storia che ti guarda, ti sommerge.
Emanuele Franceschetti da Testimoni
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