" Solo un ipocrita senza pudore o uno sprovveduto senza cervello potrà dirsi stupito : il giusto non è nient'altro che l'utile del più forte ".
Trasimaco - Filosofo e oratore greco ( 400 a. C. )
" All'inizio della guerra si fa una scelta : che la tua parte è buona e l'altra cattiva . Una volta che hai fatto questa scelta, non hai più bisogno di pensare : qualsiasi cosa tu faccia - non importa quanto sia orribile - è accettabile ".
Giotto - Bacio di Giuda ( Cappella degli Scrovegni di Padova )
" Lo scritto di Amos Oz si occupa della figura di Giuda Iscariota. Il nome proprio è diventato sostantivo che identifica il traditore per eccellenza. Giuda / Jehudà è stato facilmente assimilato a giudeo, determinando i sentimenti cristiani di antisemitismo e l'inconcepibile accusa di deicidio " . ( Dalla Prefazione di Erri De Luca ).
(...) Non sono d'accordo con Gesù sulla sua visione dell'amore universale, sulla sua idea che tutti si amino tra loro. Pensavo che questo fosse troppo bello per essere possibile; pensavo che fosse contrario alla natura umana: se ami tutti, in realtà non ami nessuno. Non è l'amore una merce rara? Non siamo forse capaci - per la maggior parte - di amare non più di cinque o dieci, forse quindici persone? Se qualcuno afferma di amare l' America Latina, o di amare il Terzo Mondo, o di amare tutte le donne, questo non dovrebbe essere chiamato amore, ma forse empatia, o adorazione, o infatuazione, affetto, ammirazione o qualcos'altro, ma sicuramente non amore.
Dissento da Gesù anche riguardo al suo invito a porgere l'altra guancia al tuo nemico: a mio modo di vedere, il male più grande non è la violenza, ma l'aggressività. L' aggressività è la madre di ogni violenza. Molto spesso, l'aggressività dev'essere fermata con la forza, non porgendo l'altra guancia. Lotte e Margrit, due sorelle ebree tedesche mie parenti, erano adolescenti quando furono deportate dai nazisti in un campo di concentramento. Nel 1945 furono liberate da quell'inferno e salvate non da dimostranti con rami di ulivo, ma dalle truppe alleate con tanto di elmetto e mitragliatrici. Noi attivisti per la pace israeliani non dimentichiamo mai quella lezione . (...)
(...) C'erano un paio di altre cose sulle quali Gesù e io non eravamo d'accordo, ma nondimeno ero sempre incantato dalla sua persona e dai suoi Vangeli. Tuttavia, appena arrivai all'episodio di Giuda il traditore, dei trenta pezzi d'argento, del bacio più famoso della storia - ancora più famoso del bacio di Romeo e Giulietta, esplosi. Quella storia mi ripugnò non soltanto come ebreo, non per motivi sciovinisti e religiosi, ma semplicemente perché il lettore e il piccolo detective dentro di me si ribellavano alla totale assurdità e bruttura di questa scena. Trovavo tutta la storia assurdamente illogica e insensata.
Non c'era Google a quei tempi, ma scoprii in un dizionario che gli infami trenta pezzi d'argento erano pressappoco l'equivalente di seicento euro del nostro tempo. Secondo fonti cristiane, Giuda non era uno squattrinato pescatore della Galilea, come gli altri apostoli, era un agiato proprietario terriero della Giudea. Perché diavolo un uomo simile avrebbe dovuto vendere il suo maestro, il suo rabbino e il suo Dio per seicento euro ? E se era così malvagio e così accecato dall'ingordigia da vendere il suo maestro e il suo Dio per seicento euro, perché avrebbe dovuto andare a impiccarsi subito dopo? Mi sembrò semplicemente incomprensibile. Ma, soprattutto, non riuscivo a concepire come qualcuno potesse offrire a Giuda anche solo cinquanta centesimi per baciare Gesù dopo l'Ultima Cena, in tal modo identificandolo, tradendolo e consegnandolo agli uomini mandati dai sacerdoti ad arrestarlo. Tutta Gerusalemme conosceva Gesù: non predicava in ogni piazza e a ogni angolo di strada? Un paio di giorni prima aveva dato grande scandalo nel cuore di Gerusalemme rovesciando i tavoli dei cambiavalute alla porte del Tempio, quei cambiavalute la cui attività - secondo lui - sconsacrava quel luogo. ( Un gesto assai violento da parte sua. Evidentemente, doveva aver dimenticato per un momento di essere Gesù Cristo; doveva essere così pieno di rabbia da abbandonare momentaneamente i suoi stessi insegnamenti. A dire la verità, mi è ancora più simpatico per essere stato capace di arrabbiarsi proprio come voi e come me. Tengo a rimarcare anche che l'uomo che rovesciò i tavoli dei cambiavalute non poteva essere propriamente mite e docile: almeno fisicamente c'era qualcosa di esplicitamente muscolare in un uomo capace di passare da un tavolo all'altro, ribaltarli, e probabilmente affrontare e vincere la resistenza di almeno qualcuna delle vittime sbalordite...). (...)
(...) Tutta Gerusalemme conosceva Gesù. Perché dare a Giuda dei soldi per baciarlo sulla guancia in modo da rendere possibile il suo arresto? Gesù non tentò di scappare o di nascondersi quando vennero a cercarlo i carcerieri : non si tagliò la barba o non si mise un cappuccio per celare il viso.Quando gli si avvicinarono con le manette, non tentò neppure di sostenere che non era Gesù ...( Per i cristiani era il segno che tutto quanto stava accadendo era predestinato e già ampiamente notificato nell' Antico Testamento, n.d.r ). Dunque, perché pagare per un bacio che doveva identificare un uomo noto a tutti? Non aveva senso per me a sedici anni, e ancor meno adesso, sessant'anni dopo.
Un'altra cosa che mi colpì è che era una storia scritta molto male, con un protagonista che assomigliava allo stereotipo hollywoodiano del cattivo di un film di serie B : una creatura ripugnante, subdola, avida, infida, ingannatrice. A questo Giuda Iscariota si è attribuito ogni cliché negativo possibile. Per di più, già allora mi resi conto che questa era una storia tutt'altro che innocente : il Giuda dei Vangeli è la velenosissima fonte dell'antico archetipo dell'ebreo eternamente demonizzato e maledetto. Un editor decente, pensai allora e ne sono convinto anche oggi, avrebbe dovuto tagliare questa storia dai Vangeli. E' una sgradevole appendice e non è necessaria per gli sviluppi della trama. Cosa sarebbe cambiato se Gesù fosse andato direttamente da Betlemme al fiume Giordano, attraverso la Galilea e la Samaria, e poi al Monte degli Ulivi e a Gerusalemme per la crocefissione e la resurrezione, senza Giuda? Senza pezzi d'argento? Senza il bacio traditore ?
Nessun'altra storia ha mai generato tanto odio, tanta violenza, tanto spargimento di sangue, tante persecuzioni, tanti genocidi quanto l'odiosa storia di questo tradimento. (...)
" Testimoni" potrebbe far pensare ad un atteggiamento e a un tono elegiaci, a una postura civile che l'autore invece non assume, almeno in modo frontale. Ma basta girare pagina per trovare la prima sezione , Eingedeinken, che dissipa il pregiudizio e illustra subito una delle caratteristiche di questa scrittura : Franceschetti è un autore colto, che ripone una fiducia viva - pur se tormentata - nell'armamentario di conoscenze tipiche dello scrittore umanista . ( Dalla prefazione di M. Gezzi )
Ci sono cose che non posso dirti.
Potrei darti un nome,
indicarti cose in uno spazio che è di tutti,
destinarti parole non diverse da altre che già conosci.
Eppure il nome in cui ti tengo è un segno
che affonda e brucia.
Un culmine, un segreto.
Non posso dirti mia unica figura intatta
mia croce, mia lingua nascosta.
Non posso dirti il corpo
che mi resiste ancora,
il corpo che non è spirito
ma terra scossa, carne spalancata.
***
Il luogo dove tutto risolve deve essere una metafora,
un ponte - questo pensi,
schiacciato nell'ordigno autostradale,
tentando un'evasione metafisica -
ma il mondo non conosce la tua lingua,
le cose stanno e basta.
Segni nell'incunabolo,
forme della mancanza.
***
Ti ricordi che i vivi se ne vanno:
i muri fatti a pezzi, le cose, i sedimenti,
la polvere inchiodata al suo silenzio.
Eppure un segno esiste, risale a filo d'acqua,
indovina uno spazio che non c'era :
la pagina riaperta, una postilla
vecchia di quasi un secolo,
un pensiero che ancora sopravvive
come in un negativo, come un fossile.
***
La prima cosa sono le campane. Un suono di nessuno,
che non ferma la pioggia, che non salva
i superstiti. Sciancati, sentinelle, trafficanti,
ovunque vittime in disuso.
Angst,
in una lingua più efficace per dire
che nel suono resiste una paura
che sai e non sai.
O forse sei solo come gli altri nell'opera del mondo,
Inverno. Il sole è un dono raro e apprezzato, la notte arriva troppo presto, il cibo ha un sapore più amaro. Sospesi in questo grigiore, guardiamo indietro o avanti, ciò che è stato o che forse ci aspetta : colori più caldi riempiono le nostre estati di coperte stese tra gli aranci, di viaggi in macchina tra campi sconfinati che scorrono via da un finestrino. Ma ciò che il sole bacia, proietta allo stesso tempo - dietro di sé - un'ombra più scura, ed è lì che l'inverno si annida : in una speranza o nel ricordo di una persona che abbiamo perso; in una gioia minuta, più duramente guadagnata e - dunque - cento volte più preziosa.
RICETTE PER L'INVERNO
Ogni anno, quando veniva l'inverno, i vecchi andavano
nei boschi a raccogliere il muschio che cresceva
sul lato nord di certi ginepri.
Era un lavoro lungo, occupava molti giorni, anche se
erano giorni brevi perché la luce andava calando,
e quando le loro sporte erano piene, tornavano
a casa affaticati, perché il muschio era pesante.
Le mogli lo facevano fermentare, un lavoro lungo ed
estenuante,
specie per persone vecchie tanto
che erano nate in un altro secolo.
Ma avevano una pazienza, quegli anziani,
che voi e io stentiamo a immaginare.
e quando il muschio era stato trattato, lo mettevano con
senape selvatica e sapori piccanti
in ciabattine tagliate a metà, inzuppate come pan bagnato,
dopodiché la cosa era fatta : un " panino invernale
rinvigorente",
lo chiamavano, ma nessuno diceva
che era buono; lo mangiavi
quando non c'era altro, come le mazzot nel deserto, che
i nostri genitori chiamavano il pane del dolore - in certi
anni
un vecchio non tornava dai boschi, e allora la moglie
doveva trovare
una nuova vita, come autoinfermiera, o supervisionando
i giovani che facevano i lavori pesanti, o vendendo
i panini nel mercato all'aria aperta mentre cade la neve,
avvolti
in tela cerata - Il libro contiene
solo ricette per l'inverno, quando la vita è dura. In
primavera,
chiunque può preparare una buona colazione.
***
PENSIERI NOTTURNI
Sono nata tanto tempo fa.
Non c'è più nessuno in vita
che mi ricordi da bambina.
Ero una bambina brava?
Cattiva? Tranne che nella mia testa
questo dibattito ormai
tace per sempre.
Cosa costituisce
un bambino cattivo, mi chiedevo. Coliche,
diceva mia madre, cioè
piange molto.
Che male poteva
esserci? Come era duro
vivere, non mi meraviglio
che siano tutti morti. E come
devo essere stata piccola, sospesa
dentro mia madre, che mi tastava
con approvazione.
Che peccato che ho cominciato
a esprimermi a parole, senza rapporti
con quella memoria. L' amore di mia madre!
Fin troppo presto mi sono rivelata
per quel che sono,
robusta ma acida,
come una sveglia.
***
Poco dopo scese la notte. Automaticamente
si accesero le luci.
Sul pavimento la donna si mosse.
Qualcuno le aveva messo sopra una coperta
e lei la spinse via.
E' mattino? disse. Si era tirata su
in qualche modo per poter vedere
la porta. C'era un uccello, disse.
Qualcuno dovrebbe baciarlo.
Forse è già stato baciato, disse il mio vicino.
No, disse lei. Una volta baciato
diventa una persona. Così non può volare;
può solo star seduto, in piedi, coricato.
E può baciare, aggiunse maliziosamente il vicino.
Non più, disse lei. Fu una sola volta
per spezzare l'incantesimo che aveva gelato il suo cuore.
Uno scambio svantaggioso, aggiunse,
le ali per un bacio.
Ci fissava, come una figura in cima a un monte
che guarda giù. anche se eravamo noi che guardavamo giù.
a dire il vero. Evidentemente la mia testa non è quella di
una volta, disse.
La maggior parte dei miei fatti sono spariti, ma certi
principi sottostanti si sono perciò
manifestati con chiarezza sorprendente.
I cinesi avevano ragione a riverire i vecchi.
Guardate noi, disse. Siamo tutti in questa stanza
ancora in attesa di essere trasformati. E' per questo che
cerchiamo l'amore.
Lo cerchiamo tutta la vita,
anche dopo che lo abbiamo trovato.
***
UNA FRASE
Tutto è finito, dissi.
Cosa te lo fa dire, chiese mia sorella.
Perché - dissi - se non è finito, presto finirà,
il che in fondo è lo stesso. E se le cose vanno così,
non c'è ragione di cominciare
nemmeno una sola frase.
Ma non è lo stesso, disse mia sorella, il fatto che finirà presto.
Rimane una domanda.
E' una domanda stupida, dissi.
***
UNA STORIA PER BAMBINI
Stanchi della vita campestre, il re e la regina
ritornano in città, tutte le principessine
rumoreggiano dietro nell'auto, cantando la canzone
dell'essere
" io sono, tu sei, lui, lei, esso è ".
Ma non ci sarà nessuna coniugazione nell'auto, oh no.
Chi può parlare del futuro? Nessuno sa qualcosa del futuro,
nemmeno i pianeti.
Ma le principesse dovranno viverci.
Che giornata triste si è fatta.
Fuori dall'auto, mucche e pascoli scorrono via;
sembrano calmi, ma la calma non è la verità.
La disperazione è la verità. Questo lo sanno
il padre e la madre. Ogni speranza è perduta.
Dobbiamo tornare dove è stata perduta
se vogliamo ritrovarla.
Louise Gluck da Ricette per l'inverno dal collettivo ( Trad. di M. Bacigalupo )
Il diluvio del chiasso ancora non aveva vinto sul misterioso silenzio dell'istinto..
MARINA
Si tolse ogni giorno la morte dalla vita e infine si tolse ciò che le restava della vita. Non credeva alle mogli e ai mariti e neppure agli amanti che si frugano nella carne. Non è chiaro che idea avesse dell'amore, anche se ne scrisse tanto. E' strano pensare che Rilke e Pasternak non ebbero mai la sua bocca, ma solo le fiamme azzurre delle sue parole. C' è stato un tempo in cui l'amore saliva nella mente senza l'impiccio del vedersi, del toccarsi. Il giorno del suo funerale non c'era nessuno, come se la somma di tanti incontri fosse zero. Per il corpo di Marina Cvetaeva non ci fu nessun cimitero.
***
PAUL E INGEBORG
Sei settimane di amore a Vienna
e poi un lungo perdersi e ritrovarsi
senza compromessi, senza finzioni.
Oggi sarebbe andata diversamente,
oggi si è meno esigenti,
si resta, si resiste
grazie alle storie parallele,
ai tradimenti.
Paul e Ingeborg
non potevano restare insieme
perché non avevano
una storia d'amore con la vita.
Lui spense nel fiume
il suo ardore oscuro,
lei si addormentò con una sigaretta accesa
e prese fuoco nel sonno
tre anni dopo.
Morire a volte sembra un incidente,
la verità può essere uno scopo.
***
GABRIELLE
" Perdonami se vengo a uccidermi sulla tua porta come un cane fedele. Ti amo sempre ".
Questa scritta fu lasciata da Gabrielle davanti alla casa di Edoardo Scarfoglio, il marito di Matilde Serao. Ci sono gli eroi della patria e gli eroi dell'amore. Gabrielle e tante altre donne e tanti altri uomini di cui non sappiamo nulla, hanno portato soccorso al coraggio in un mondo crudele e viziato della viltà. Grazie a loro, il desiderio non si risolve in beghe clandestine, non annega nell'abitudine e in mesto rancore. Come i poeti danno ossigeno alla lingua, gli amanti danno ossigeno all'amore.
***
ALDA E GIORGIO
Quando si incontrarono i grandi masticatori dell'ansia, l'amore fu subito rissa. Così fu l'incontro tra Giorgio e Alda.
Giorgio scrisse : " L'amore è un eccellente combustibile per alimentare il malessere che può condurre alla letteratura. E' importante, estremamente importante, che l'amore vada male".
Alda così dice di lui :
" Lui parlava fitto e innamorato
come una rondine stellata,
pieno di germi d'addio.
Era un linguaggio provenzale
con una cadenza andalusa
e con le mani sfiorava i miei libri,
invece del volto e diceva:
" Che strano frumento
ti cresce nei capelli".
Immagino i loro incontri verbosi, le mani sudate di lui, il cuore mosso, la paura che ogni elazione è un fosso.
Lei non ci mise molto a capirlo :
" Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperebbero tra le dita".
Giorgio sposò la prosa, la menzogna di cui era innamorato.
Alda non era pazza, solo era convinta che la ragione è un luogo sbagliato.
Senza aver mai scritto un romanzo, ma solo tre raccolte di racconti, oltre a numerosi saggi e poesie, Grace Paley è considerata una delle maestre della letteratura americana del Novecento.
Il testo che segue, presenta quarantun poesie ( quasi tutte inedite in Italia ) che l'autrice scrisse nell'ultima parte della sua vita ( 1922 - 2007 ), trascorsa perlopiù nelle campagne del Vermont, lontana dalla brulicante e chiassosa vita di New York in cui aveva ambientato la sua opera in prosa. Ma i temi e la sensibilità rimangono gli stessi: dialoghi domestici, bambini che diventano adulti, adulti che diventano anziani, la preoccupazione per la società, il femminismo, la famiglia, l'impegno politico e il pacifismo a cui si aggiunge il rapporto con la natura, vibrante e appassionato come ogni relazione che l'autrice intesse con il mondo.
" Coraggiosa, combattiva, ironica, generosa, innamorata " , così Paolo Cognetti - nella sua prefazione - definisce Grace Paley, una scrittrice dalla voce inconfondibile che unisce la profondità degli argomenti alla leggerezza nell'approntarli e che continua -anche dopo la morte - a sembrarci straordinariamente attuale.