Questo - dicesti - era il posto...
Mi domando
da quale autunno venga
la realtà fuggente che mi attornia:
c'è un'aria risentita, scaldata appena dall'inganno
dell'ultimo garbino, e quasi mi addolora
il mare che comincia ad imbiancare,
poi - d'un tratto - si solleva e ribolle,
trafitto dalla grandine.
Un'invecchiata pace guarda
quel granire dal cielo.
E mi riparo in ciò che accade.
***
Le ragazze scrivevano
i nomi sulla sabbia
e con la mano cancellavano
in fretta i segni offerti
al rischio di un'ondata.
Chissà se sono stato
nelle storie vissute grazie a un dito
che scrive sulla rena,
se il gioco era un segnale per il dopo,
ogni nome una larva di qualcosa
o icone senza idee, solo graffiti.
***
( A Valentina )
La prova decisiva
fu il frugare nei nidi,
finché non ti sfiorò l'odore
di una casa con le finestre aperte.
Scendeva il fiato dolce della salvia
dal rugoso velluto del suo verde:
e questo - dicesti - era il posto.
***
Vieni a trovarmi,
ora io posso dirti come fu
che quel giorno il sole mi si spezzò
sul viso e non vidi che te.
Eri paziente e fiduciosa,
la voce scivolava tra i denti
simile al biancospino della siepe
in corsa su quel lato della strada;
forse volevi stare in faccia al sole
e io pensavo: resta dove t'imbanca
la tua mite bordura. Idina,
lascia che a me si arrossi il viso
e ti tolga, piccola Abele,
quel tramonto dagli occhi.
***
Noi parliamo di Dio quasi origliasse
per sapere che cosa ne pensiamo,
ed è arduo non nominarlo invano,
specie da quando - irato -
ha scelto il suo nascondimento.
Se si rivela solo nell'assenza
è ancora Dio o un indicibile demiurgo?
Ci terrà dentro un'ombra sconosciuta
e silente?
Ci scioglierà l'enigma del ritorno?
Sergio Zavoli da L'infinito istante
Ora che tutto ti è svelato, ora che ogni enigma della passata vita si è sciolto, come quei segni sulla sabbia presto cancellati prima che arrivasse lo sfregio dell'onda; ora che sai... riposa, finalmente!
E - se puoi - manda un segno per noi.
Ma io sento che è un arrivederci...
frida
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